AIN scrive ai deputati europei per sollecitare l’inclusione del nucleare nella Tassonomia UE

COMUNICATO STAMPA Associazione Italiana Nucleare (AIN) ha indirizzato una lettera a tutti i deputati italiani all’Europarlamento al fine di raccomandare le opportune azioni volte ad includere l’energia nuclea- re nella Tassonomia europea degli investimenti sostenibili. La lettera evidenzia come la Tassonomia debba essere basata sul principio della neutralità tecno- logica, demandando ai singoli Stati nazionali ed al mercato l’individuazione dei percorsi d’investimento più opportuni verso la decarbonizzazione. AIN rimarca in particolare come il massi- mo organismo scientifico europeo non abbia ravvisato nessun elemento che imputi all’energia nu- cleare un impatto ambientale e sulla salute umana superiore alle altre tecnologie già inserite nella tassonomia. Inoltre, la spinta all’innovazione nel settore nucleare, che vede in primo piano lo sviluppo degli Small Modular Reactors e dei reattori avanzati, per la prima volta coinvolgendo anche i capitali pri- vati, deve essere alimentata e opportunamente supportata tramite la Tassonomia. Infine, la lettera sottolinea come, indipendentemente dalla scelta di non produrre energia nucleare sul territorio nazionale, l’Italia è direttamente interessata all’inclusione delle tecnologie nucleari nel- la tassonomia, per supportare il posizionamento competitivo delle proprie imprese del settore nel mercato globale. In conclusione, Associazione italiana Nucleare auspica che il Regolamento Complementare alla Tassonomia che includa anche il nucleare possa essere portato al vaglio del Parlamento Europeo entro la fine di novembre e che, in mancanza di questo passaggio, la ratifica del Regolamento De- legato da parte del Governo Italiano rimanga in sospeso. Scarica il Comunicato Stampa in formato PDF Scarica la lettera in formato PDF

Putin: senza senso l’abbandono del nucleare in Germania

Con una schiettezza persino lesiva dei propri interessi, dal momento che la Russia è il principale fornitore di gas naturale alla Germania, Vladimir Putin ha definito senza senso l’abbandono tedesco dell’energia nucleare. La dichiarazione è stata rilasciata ad una giornalista della CNBC a margine della Russian Energy Week 2021. Durante il suo intervento il presidente della Federazione Russa ha presentato i punti cardine della strategia energetica del Paese, che punta alla neutralità carbonica entro il 2060. Oggi le fonti fossili coprono l’80-85% del fabbisogno energetico russo, mentre questa quota dovrebbe ridursi al 60-65% nei prossimi 25 anni. Alla base del piano sta il principio della neutralità tecnologica, ovvero pari considerazione di tutte le fonti a basse emissioni, incluso ovviamente il nucleare, nel campo del quale la Russia vanta enorme esperienza e ha assunto negli ultimi decenni un ruolo predominante sia in termini di sviluppo domestico sia di esportazioni di questa tecnologia. Alla richiesta di una sua opinione sulla politica energetica tedesca, Putin l’ha giudicata un errore controproducente, poiché il contributo del nucleare al mix energetico sarà difficile da sostituire con altre fonti senza causare tensioni sui prezzi e sugli approvvigionamenti. In generale, il presidente russo ha osservato che in politica energetica si prendono oggi troppo spesso decisioni emotive e scarsamente giustificate dal punto di vista tecnico, giocando sulle paure della gente in merito al cambiamento climatico al fine di perseguire interessi economici di parte che non sono basati su un’attenta valutazione tecnico-finanziaria a lungo termine. Per approfondire: https://www.world-nuclear-news.org/Articles/Putin-German-nuclear-phase-out-does-not-make-any-s  

Nucleare nel mondo: la Turchia

Per la serie “Nucleare nel Mondo” pubblichiamo questo contributo sul programma nucleare della Turchia del nostro socio Massimo Giorgi, rappresentante italiano della Nuclear Industry Association of Turkey (NIATR). Introduzione L’intenzione della Turchia di costruire una centrale nucleare sul suo territorio risale agli anni ’60. Nel 1955, la Turchia è stata uno dei primi Paesi a firmare l’Accordo per la cooperazione sugli usi civili dell’energia atomica con gli Stati Uniti. Subito dopo, è stata creata l’Autorità turca per l’energia atomica. Nel 1974, il sito di Akkuyu nel distretto di Gulnar nella provincia di Mersin è stato considerato idoneo per la creazione della prima centrale nucleare. Fino al 1976, furono condotte dettagliate indagini sul terreno e, a seguito delle rilevazioni, il sito ottenne una licenza per la costruzione di una centrale nucleare. Dopo una lunga pausa per motivi finanziari e politici, la Turchia ha deciso di affidarsi alla pluriennale esperienza della Russia nel campo della tecnologia nucleare. I Paesi hanno deciso congiuntamente che la centrale nucleare di Akkuyu (tradotto dal turco come “pozzo bianco” o “sorgente pulita”) sarebbe stata costruita nella Repubblica di Turchia, sulla costa mediterranea, nel distretto di Gulnar in Mersin. Il relativo accordo è stato firmato tra il governo della Federazione Russa e il governo della Repubblica di Turchia ad Ankara il 12 maggio 2010. Il 13 dicembre 2010, la società per azioni AKKUYU NUCLEAR è stata costituita per attuare il progetto per la creazione della prima centrale nucleare turca nella Repubblica di Turchia. La cerimonia di posa delle fondamenta della centrale nucleare si è svolta nell’aprile 2015. Il 20 ottobre 2017, l’Autorità turca per l’energia atomica ha rilasciato un permesso di lavoro limitato a AKKUYU NUCLEAR JSC, che è stato un passo significativo sulla strada per la licenza di costruzione di un impianto nucleare. L’8 marzo 2019, le fondamenta dell’edificio del reattore della prima unità di potenza sono state completate. Il progetto della prima centrale nucleare in Turchia comprende quattro unità di potenza equipaggiate con reattori tipo VVER-1200 progettati in Russia con una capacità totale di 4.800 megawatt. Si prevede che una volta completata la costruzione, Akkuyu NPP produrrà circa 35 miliardi di kWh all’anno, fornendo circa il 10% del fabbisogno di elettricità della Turchia. La vita utile stimata della centrale nucleare di Akkuyu è di 60 anni con possibilità di estensione per altri 20 anni, il che apre la strada allo sviluppo della regione a lungo termine, fornendo posti di lavoro e accesso a una fonte stabile di elettricità verde per i residenti della Turchia e le imprese dell’economia turca per molti anni a venire. Modello BOO (build-own-operate) Il progetto di costruzione Akkuyu NPP è il primo progetto al mondo di una centrale nucleare basato sul modello BOO (Build – Own – Operate). Ciò significa che la società operativa è responsabile non solo della progettazione e della costruzione, ma anche della manutenzione, del funzionamento e dello smantellamento dell’impianto. Il progetto di costruzione della centrale nucleare è la più grande joint venture tra Russia e Turchia. La società russa Rosatom è l’azionista principale e, sulla base dell’accordo intergovernativo, la Rosatom è responsabile dell’ingegneria, costruzione, funzionamento e manutenzione dell’impianto nucleare.  Il modello BOO è un sistema che permette di sviluppare un progetto di interesse pubblico tramite una partnership tra il soggetto pubblico (governo turco) e un soggetto privato (Rosatom). Il soggetto privato (Rosatom e le sue società affiliate) fornirà la tecnologia e l’expertise nucleare alla Turchia che non ha know-how nel settore nucleare permettendo di abbreviare i tempi di studio, sviluppo e implementazione tecnologico. La Rosatom fornirà supporto non solo in fase di costruzione ma anche durante il funzionamento, la manutenzione e lo smantellamento della centrale nucleare. La Turchia beneficerà inoltre della cooperazione in fase di licensing e nello sviluppo del quadro normativo. L’aspetto negativo per il governo turco è legato a una minor opportunità di localizzazione e una minore opportunità di impiegare risorse umane locali.  Il beneficio maggiore per la Turchia è legato all’aspetto finanziario. Attraverso il modello BOO, il governo turco è riuscito a finanziare un progetto economicamente consistente, di circa 20 miliardi di dollari, senza assumersi il rischio finanziario e senza la necessità di presentare delle garanzie. Il rischio finanziario è a carico del soggetto privato che tratterrà parte del profitto della vendita dell’energia elettrica prodotta dalla centrale nucleare. Nei primi 15 anni, il governo turco dovrà inoltre pagare alla società operatrice dell’impianto un prezzo fisso dell’energia elettrica che è stato fissato a 12.35 $ cents per ogni kWh prodotto. Un prezzo maggiore del costo medio dell’energia elettrica (~9 $ cents / kWh).  Il governo turco, oltre ad avere concordato un prezzo di acquisto dell’energia elettrica (PPA: Power Purchase Agreement) sopra citato, ha fornito naturalmente la disponibilità del sito dove costruire l’impianto nucleare e sarà di supporto al progetto in particolare nelle fasi di qualifiche e certificazioni.  Possiamo dividere la vita dell’impianto nucleare di Akkuyu in due fasi in base al PPA (power purchase agreement). Nei primi 15 anni, la APC (Akkuyu project company) venderà il 50% dell’energia elettrica sul mercato libero mentre il restante 50% verrà venduta alla utility statale turca al prezzo concordato di 12.35 $cents per kWh. La APC verserà inoltre su due distinti fondi 0.15 $cent/kWh, per ciascun fondo, al fine di accantonare somme necessarie per il trattamento dei rifiuti nucleari e il decommissioning finale della centrale nucleare.  Trascorsi i 15 anni, la APC venderà tutta l’energia elettrica prodotta sul mercato libero e verserà il 20% dei profitti annuo al Tesoro turco. Aspetti tecnici Vantaggi della tecnologia russa.  L’impianto nucleare di Akkuyu è un progetto basato su un precedente impianto consolidato di centrale nucleare di Novovoronezh NPP-2 (Russia, regione di Voronezh). Il progetto prevede 4 unità di potenza con una capacità di 1.200 MW ciascuna.  La Rosatom ha più di 70 anni di esperienza nel mercato internazionale dell’energia nucleare e si colloca al primo posto nel mondo in termini di portafoglio di progetti esteri (36 unità di potenza in diverse fasi di implementazione in 12 paesi); la società statale fornisce il…

Il Bangladesh punta ad una seconda centrale nucleare

Il Bangladesh vuole costruire una seconda centrale nucleare, dopo il completamento della prima. E’ l’orientamento emerso dall’incontro tra il Primo Ministro Sheikh Hasina e l’Amministratore Delegato di Rosatom, Alexey Likhachov. La dichiarazione è stata rilasciata a margine delle celebrazioni per l’installazione del reactor vessel dell’unità 1 della centrale di Rooppur. La centrale, la cui costruzione è iniziata nel 2017, prevede l’installazione di due unità VVER-1200 di progettazione russa per una potenza complessiva pari a 2160 MWe, ed è prevista entrare in servizio tra il 2023 e il 2024. Fornirà circa il 20% del fabbisogno elettrico del Paese (80 TWh nel 2020), per ora coperto al 98% da combustibili fossili. Per questo motivo il Governo vede positivamente l’espansione dell’energia nucleare, che risponde al bisogno di sicurezza degli approvvigionamenti e contemporaneamente alla riduzione delle emissioni. Appena 10 anni fa, soltanto il 60% della popolazione del Bangladesh aveva accesso all’energia elettrica. Oggi la quota si attesta oltre il 90%.

La Romania raddoppierà la propria capacità nucleare

La nuova strategia energetica adottata ieri dal governo di Bucarest prevede il raddoppio della capacità nucleare del Paese, con la costruzione di due nuove unità CANDU e il retro-fit delle due unità esistenti. Lo ha annunciato il Ministro dell’Energia Virgil Popescu descrivendo i contenuti dell’Integrated National Plan for Energy and Climate Change, che analizza tutti gli aspetti interconnessi della sicurezza energetica, la decarbonizzazione, il mercato interno, la ricerca e la competitività tecnologica. La Romania ad oggi si avvale di due reattori CANDU presso la centrale di Cernavoda, entrati in funzione rispettivamente nel 1996 e nel 2007 e che producono circa il 20% dell’attuale fabbisogno elettrico. Il progetto di altre due unità è stato invece per lungo tempo bloccato. La recente ratifica di numerosi accordi internazionali e la nuova strategia energetica sbloccherebbero finalmente la situazione, con la costruzione delle unità 3 e 4 (675 MW ciascuna) di Cernavoda rispettivamente entro il 2030 e il 2031. Il piano prevede inoltre il retro-fit delle unità 1 (entro il 2028) e 2 (entro il 2037) al fine di estenderne le operazioni per un ulteriore trentennio. Infine il piano prevede anche il completamento del reattore sperimentale raffreddato al piombo ALFRED entro il 2030. ALFRED è un reattore di progettazione italiana della potenza di 300 MW, tra i capofila dei prototipi di IV generazione. Unitamente ad un incremento della capacità rinnovabile pari a 6 GW, il piano consentirebbe alla Romania di raggiungere i propri obiettivi energetici e ambientali fissati per il 2030.