ENS: includere il nucleare negli investimenti sostenibili

La European Nuclear Society (ENS), cui Associazione Italiana Nucleare aderisce, ha lanciato oggi un nuovo appello alle istituzioni europee affinché riesaminino con neutralità la posizione del nucleare, attualmente escluso dal novero degli investimenti sostenibili sulla base del criterio del “Do no significant harm”, che nel caso del nucleare non sarebbe soddisfatto, a detta del gruppo di esperti della Commissione Europea, causa la produzione di scorie. ENS rimarca che, alla luce dei nuovi ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione posti dall’Europa ai Paesi membri (55% di riduzione delle emissioni al 2030), il ruolo del nucleare è quanto mai imprescindibile in quanto: contribuisce per il 47% alla produzione di elettricità a basse emissioni in Europa, evitando emissioni pari a mezzo miliardo di tonnellate annue, superiori a quelle di Francia o Gran Bretagna le emissioni della fonte nucleare sul ciclo di vita sono comparabili a quelle dell’eolico e quattro volte inferiori al fotovoltaico il costo (LCOE) del nucleare è in media la metà di quello del solare o dell’eolico marino e comparabile a quello dell’eolico su terra ferma. Inoltre, l’industria nucleare rispeta i più stringenti standard di sicurezza imposti dalle autorità di sorveglianza internazionali e nazionali, anche per quanto riguarda lo stoccaggio in sicurezza delle scorie, sia temporaneo, sia a lungo termine, di cui Paesi europei quali Finlandia, Svezia e Francia sono pionieri. Per maggiori informazioni visita la pagina ufficiale.

Scuola ICTP-IAEA su applicativi di elettronica digitale nel campo nucleare

E’ in programma a Trieste dal 25 gennaio al 19 febbraio 2021 la “Joint ICTP-IAEA School on FPGA-based SoC and its Applications for Nuclear and Related Instrumentation“. L’obiettivo della scuola è familiarizzare i partecipanti con i software e gli hardware della tecnologia Systems-on-Chip (SOC) con riguardo agli applicativi nel campo nucleare. Termine d’iscrizione alla scuola 10 gennaio 2021. Per maggiori informazioni visitare la pagina ufficiale.

Macron: il nostro futuro dipende dal nucleare

Il Capo dello Stato francese ha visitato ieri, 8 dicembre, il sito industriale di Framatome presso Le Creusot. Durante la visita Macron si è rivolto ad una platea di industriali del settore nucleare per rassicurarli del fatto che il “futuro energetico ed ecologico del Paese dipende dal nucleare”. Il nucleare copre circa il 78% del fabbisogno elettrico ed occupa circa 220.000 addetti nel Paese d’Oltralpe. Non è dunque a prima volta in cui Macron spende parole lusinghiere per l’energia dall’atomo, cui riconosce il ruolo di primo piano nel fornire energia a basse emissioni nonché l’importanza nel mantenimento dell’indipendenza strategica della Francia. Non a caso, nel corso della visita, ha anche annunciato che la prossima portaerei francese sarà a propulsione nucleare. Tuttavia, la politica francese è nei fatti contrastata, poiché agli elogi verbali e agli stanziamenti in ricerca e svilupposi contrappongono i piani di ridimensionamento del ruolo del nucleare nel mix energetico (sotto al 50% nel 2050) e le chiusure anticipate delle centrali, ultima quella di Fessenheim, occorsa lo scorso Febbraio tra le proteste e non ancora digerita dai sindacati del settore. L’industria apprezza l’appoggio del Presidente, ma si aspetta decisioni più incisive per il futuro del settore, come ad esempio il piano per la costruzione di sei nuovi EPR, che stenta a realizzarsi, e che è ritenuto di vitale importanza. Secondo le indiscrezioni, tale piano dovrebbe attendere il 2023, ovvero dopo l’avvio di Flamanville, per concretizzarsi. Scarica la traduzione dell’articolo originale de La Tribune

Economia all’idrogeno: un’opportunità per il nucleare

Il Dipartimento per l’Energia (DOE) degli Stati Uniti ha rilasciato la scorsa settimana il piano strategico per aumentare la competitività dell’idrogeno nel sistema energetico. A differenza di piani simili sviluppati da Unione Europea, Giappone e persino Italia, il piano americano non indica, per ora, obiettivi specifici di penetrazione dell’idrogeno nel mercato dell’energia, bensì pone l’accento sulla ricerca e lo sviluppo. Secondo lo studio infatti, ai prezzi attuali dell’elettricità (0.05-0.07$/kwh), l’idrogeno prodotto da elettrolisi ha un costo di circa 5-6$/kg, a fronte dei target di 2$/kg e 1$/kg che lo renderebbero competitivo rispettivamente nelle applicazioni dei trasporti e in quelle industriali. Mentre l’Unione Europea persevera sulla strada delle politiche energetiche orientate allo sviluppo delle sole fonti rinnovabili, escludendo di fatto il nucleare (benché esso produca circa la metà dell’energia pulita dell’Unione), l’approccio statunitense è genuinamente tecnologicamente neutro, e delinea le prospettive di integrazione di tutte le fonti energetiche nella futura economia all’idrogeno. La produzione di idrogeno rappresenta infatti un’enorme opportunità per le centrali nucleari esistenti quanto per quelle di futura realizzazione: in un mercato sempre più permeato da rinnovabili intermittenti, una delle qualità del nucleare – ovvero la capacità di produrre energia in modo continuativo – sta divenendo il suo tallone d’Achille, riducendo la profittabilità economica delle centrali in esercizio e forzandone la chiusura in molti casi. La produzione di idrogeno da fonte nucleare permetterebbe di ridurre l’immissione di elettricità in rete (load following) nelle ore in cui vi è più alta produzione da fonti rinnovabili, utilizzando l’energia per produrre idrogeno, da immettere successivamente del mercato ad un più alto valore aggiunto oppure da utilizzare per le necessità della centrale stessa. Ad esempio, una centrale nucleare da 1GW potrebbe produrre circa 40 tonnellate di idrogeno all’anno, assumendo essa immetta in rete elettricità per il 70% del tempo e produca idrogeno per il restante 26% (al netto del 4% delle ore annue di fermo produttivo per manutenzione e ricarico combustibile). Inoltre, i reattori di nuova generazione avrebbero un ulteriore vantaggio competitivo, potendo produrre idrogeno tramite elettrolisi ad alta temperatura, più efficiente rispetto al processo a bassa temperatura utilizzato in abbinamento alle fonti rinnovabili. Diversi sono i progetti di ricerca già finanziati dal DOE che hanno come oggetto la produzione di idrogeno abbinata alla fonte nucleare. Il primo vede coinvolte XCel Energy (utility dell’energia con sede a Minneapolis) e Idaho National Laboratories (INL) per un progetto dimostrativo di utilizzo di elettricità e vapore generato da una centrale nucleare per sostenere il processo elettrolitico; il secondo vede coinvolti sempre INL e FuelCell Energy al fine di spianare la strada alla commercializzazione delle celle a combustibile ad ossido solido (SOFC) tramite un sistema di produzione integrato in una centrale nucleare. La Francia, per bocca del Ministro all’Economia e Finanze Le Maire, ha dichiarato di voler sfruttare la propria capacità nucleare per produrre idrogeno pulito, a differenza della Germania, che riconoscendo la propria capacità rinnovabile insufficiente al futuro sviluppo della propria economia all’idrogeno, pensa già di importarlo da Nord Africa e Medio Oriente.