L’Ucraina esplora l’espansione della propria capacità nucleare

L’Ucraina e gli Stati Uniti intensificano la cooperazione in tema di energia nucleare con la firma di due Memorandum of Understanding tra Energoatom e Westinghouse e NuScale, rispettivamente. Il primo accordo, del valore complessivo di 30 miliardi di dollari, prevede il completamento dell’unità 4 della centrale di Khmelnitsky (un VVER completato al 28% e mai ultimato, ma che da tempo l’Ucraina pianifica di completare convertendolo  in AP1000, design Westinghouse) e la costruzione di 4 nuove unità AP1000 presso siti nucleari già esistenti. L’esecuzione di tale accordo porterebbe la capacità nucleare del Paese a quasi 18000 MWe complessivi, in grado quindi di soddisfare il 72% del fabbisogno di elettricità dell’Ucraina, permettendo quindi di ridurre conseguentemente la quota di combustibili fossili. Dell’accordo inoltre beneficerebbe sostanzialmente anche l’italiana Mangiarotti, una controllata di Westinghouse, unica a costruire alcune componenti degli AP1000. Il secondo accordo, siglato con NuScale, prevede di esplorare la possibilità di costruire reattori modulari NuScale nel Paese. Secondo i termini dell’accordo, NuScale supporterà Energoatom in tutte le fasi, dallo studio di fattibilità e analisi dei costi, alle pratiche di licensing e progettazione specifica degli impianti.

Perché Cingolani dice cose di buon senso e perché gli ambientalisti, sul nucleare, dicono cose di cattivo senso

All’indomani delle parole di apertura sul nucleare rilasciate dal Ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani, accolte con favore da Associazione Italiana Nucleare (AIN) e con l’usuale, stancante polemica dalla maggior parte delle associazioni ambientaliste, proponiamo questo articolo di Umberto Minopoli, presidente di AIN, per il Foglio, in cui sono spiegate le motivazioni dell’ottimismo sul nucleare. Per un approfondimento sui reattori avanzati e modulari, rimandiamo a questo nostro precedente articolo. Mentre i politici europei discutono, stancamente, se ammettere o meno il nucleare agli incentivi statali per la decarbonizzazione, un fisico-imprenditore italiano, Stefano Buono, collaboratore di Rubbia al Cern e imprenditore di successo, ha raccolto 118 milioni di dollari per sviluppare, in 5 anni, un reattore nucleare avanzato (Newcleo) di nuova concezione. E l’iniziativa finisce sul New York Times, come un esempio internazionale di vitalità e ottimismo sul nucleare futuro. Sono state raccolte risorse, oltre gli obiettivi, tutte private. Niente è richiesto allo Stato. Mentre, anche a livelli autorevoli, i politici italiani, paralizzati dal conformismo provinciale, sul nucleare nella transizione energetica, sfogliano la margherita, i privati, invece, mostrano di crederci. Investono e procedono da soli. Nella venture di Buono troviamo nomi prestigiosi dell’imprenditoria italiana: dalla Exxor alla famiglia Malacalza, dai Merloni ai Costamagna, Petrone, Bormioli, Rovati. Ma non è solo questa la manifestazione della vitalità italiana sul nucleare. Regista il Politecnico di Milano, imprese ed enti ricerca si sono raccolte per dar vita ad una filiera italiana della tecnologia dei nuovi reattori avanzati, di più ridotta dimensione (small modular reactors, SMR). Si intende valorizzare ed attivare una tradizione nazionale, di ricerca e progettazione sul nuovo nucleare, che è stata, prima dei referendum, non seconda a nessuno nel mondo. Questo attivismo della società italiana, contrapposto ai conformismi della politica, è solo parte di una realtà assai più ampia, che le istituzioni europee si ostinano a non vedere. Correndo seri rischi di svataggio competitivo nel prossimo decennio, quello della decarbonizzazione. Sono, infatti, assai numerosi i modelli e i prototipi in sviluppo di reattori avanzati di nuova concezione. La gran parte entrerà sul mercato tra il 2024 e il 2027. Tutti i grandi paesi industrializzati stanno sviluppando i loro reattori avanzati. Anche costruttori europei. Solo un’ostinata cecità, indotta dal pregiudizio, impedisce di vedere quello che è sotto gli occhi: entro il 2030, la tappa chiave della transizione low-carbon, i nuovi reattori nucleari avanzati saranno una tecnologia chiave, disponibile per il futuro dell’energia dei prossimi 70 anni. E, nel frattempo, entrerà in campo la fusione nucleare. Ma, in che cosa un reattore  avanzato, di nuova generazione, si distingue dai  reattori nucleari che conosciamo? Innanzitutto, nelle dimensioni: più piccole e di potenza più contenuta. Poi nelle modalità costruttive: modularità e realizzazione in serie allenteranno i costi e faciliteranno le localizzazioni. Ancora: non serviranno solo a produrre energia elettrica. Saranno utilizzabili nei trasporti, nella produzione di idrogeno, alla desalinizzazione e in altri usi industriali. E, ciò che più conta, eleveranno ancora di più la già impressiva sicurezza degli impianti nucleari. Due esempi di innovazione dirompente  li possiamo dedurre proprio dal progetto italiano di Newcleo: il materiale di raffreddamento (cooler) del reattore, un componente chiave nelle tecnologie nucleari, sarà il piombo liquido e non l’acqua; il reattore non produce scorie. A differenza dell’acqua il piombo, non si surriscalda, non si disperde, non ha reazioni chimiche avverse. Si elimina una delle massime ipotesi incidentali dei reattori attuali, la fusione del nocciolo. Anche il problema delle scorie a lungo decadimento trova soluzione: i prodotti di risulta della reazione nucleare, non saranno rifiuti ma “nuovo combustibile”. Che verrà riciclato nei reattori. Farebbero davvero bene i politici e i tanti retori della decarbonizzazione ad aprire gli occhi sulla realtà: è, veramente, the case for going nuclear, per dirla con il titolo  della  pagina del NYT che contiene, tralaltro, l’encomio alla brillante idea dell’italiano Stefano Buono. Una lezione.

Nell’Artico russo il primo SMR terrestre

Potrebbe vedere la luce nell’Artico russo il primo Small Modular Reactor su terra della serie RITM-200, prodotto da Rosatom. Rusatom Overseas ha infatti ricevuto la licenza di costruire l’innovativo impianto presso la cittadina di Usk-Kuyga, nella Repubblica della Yakutia. 50 MWe tra quelli prodotti dalla centrale saranno acquistati dal governo regionale per la produzione di elettricità e calore in sostituzione delle esistenti centrali a combustibili fossili. La costruzione dovrebbe cominciare nel 2024 e l’impianto è previsto entrare in produzione nel 2028, data che, se rispettata e a meno di accelerazioni dei competitori Cinesi e americani, lo candida ad essere il primo SMR commercialmente operativo sulla terra ferma. E’ già operativo infatti un SMR galleggiante, la Akademik Lomonosov, entrata in funzione nel 2020 sempre in Siberia. Il RITM-200 è l’evoluzione concettuale del KLT-40, reattore montato sulla Lomonosov, ed è stato fino ad ora impiegato per la propulsione dei rompighiaccio.

La Corea punta sulla propulsione nucleare nel trasporto marittimo

Il Korean Atomic Energy Research Institute (KAERI) e Samsung Heavy Industries hanno siglato un accordo per la ricerca e lo sviluppo di piccoli reattori modulari (SMR) per la propulsione navale e per la produzione di energia off-shore. In particolare, oggetto della ricerca sarebbero i reattori a sali fusi (Molten Salt Reactor, MSR) che nelle intenzioni di Samsung Heavy Industries potranno rappresentare un punto di svolta nella transizione del trasporto marittimo verso l’uso di energia a basse emissioni. L’accordo di coperazione include lo sviluppo e la verifica delle prestazioni della soluzione tecnologica scelta, lo sviluppo di un modello di business e la valutazione economica della produzione di energia nucleare off-shore e della propulsione nucleare per navi mercantili. Parallelamente, Samsung Heavy Industries è già impegnata nella ricerca di alternative ai combustibili fossili nel trasporto commerciale marittimo, quali l’ammonia e l’idrogeno. Il trasporto marittimo è uno dei settori più difficili da decarbonizzare e causa da solo il 2.5% delle emissioni globali, con prospettive di crescita al 2050 (sia in termini assoluti che relativi) se non verranno individuate soluzioni alternative. Già nel 2020, la Kepco Engineering & Construction Company e Daewoo Shipbuilding & Marine Engineering avevano siglato un Memorandum of Understanding per lo sviluppo di reattori nucleari off-shore. Simili piani di sviluppo sono stati avviati dalla Cina, mentre la prima centrale nucleare galleggiante russa, la Akademik Lomonosov, dal dicembre 2019 fornisce energia ad un insediamento minerario isolato della Siberia. La propulsione nucleare inoltre è ampiamente utilizzata per i vascelli militari e per i rompighiaccio, e in passato trovò alcune applicazioni anche per il trasporto mercantile, che però si dimostrarono, per quei tempi, antieconomiche.

Cingolani: se l’Europa apre al nucleare i minireattori non siano un tabù

Lo scorso 19 maggio in un’intervista a tutto campo rilasciata a Il Foglio il ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani ha espresso quella che potrebbe essere considerata un’apertura di principio allo sviluppo, e forse anche all’uso, di piccoli reattori modulari (SMR) in Italia. In un intervista ad ampio spettro il ministro ha condannato un certo ambientalismo ideologico che punta al mantenimento dello status quo piuttosto che all’innovazione e alla protezione dell’ambiente. Parlando degli Small Modular Reactors, reattori di piccola taglia (meno di 300 MW) che dovrebbero affacciarsi sul mercato entro la fine di questo decennio, Cingolani li ha definiti “un’opzione concreta” attualmente allo studio da parte di molti Paesi, aggiungendo che qualora l’Europa dovesse dare luce verde all’investimento in questa tipologia di reattori “anche l’Italia dovrebbe consderarli e aprire una discussione sui costi e sui benefici”. Il Presidente di Associazione Italiana Nucleare, Umberto Minopoli, ha salutato con favore le dichiarazioni del ministro: “Si fa strada, finalmente, l’idea che essere ambiziosi sul taglio delle emissioni carbonifere al 2030 e al 2050, è una velleità se ai tagli non contribuisce la generazione di energia verde prodotta da nucleare”, ha dichiarato Minopoli, aggiungendo il suggerimento a sostenere industria ed enti di ricerca che investano in modelli di reattori avanzati di piccola taglia e auspicando che di nucleare si torni a parlare senza pregiudizi, demonizzazioni e senza la tanta disarmante disinformazione che circola.