La Germania si prepara a postporre il phaseout

Due impianti, Neckarwestheim-2 (1310MW) e Isar-2 (1410MW), potrebbero prolungare le operazioni oltre il 31 Dicembre 2022. Entrambe le centrali sono in funzione dalla fine degli anni ’80, rispettivamente 1989 ed ’88. A deciderlo l’accordo firmato dal ministero dell’economia con gli operatori, e il ministro Habeck ha fatto sapere che il governo preparerà i necessari atti legislativi per permettere la possibile operatività prolungata. Le aziende che operano le centrali, EnBW e PreussenElektra, hanno accolto con favore la decisione e auspicano una decisione definitiva agli inizi di dicembre. Questa è solo l’ultimo dei provvedimenti che fanno sperare in una retromarcia del Paese rispetto al nucleare – e naturalmente ha acceso ancora di più il dibattito interno.

ICOND 2022: nuclear decommissioning conference

Torna quest’anno la Internationa Conference on Nuclear Decommissioning, dal 15 al 17 Novembre in Aachen, Germania. Nei prossimi anni diverse centrali nucleari arriveranno a fine vita, per raggiunti limiti di età o per scelte politiche, in Europa e nel mondo: la disattivazione e smantellamento diventano quindi temi centrali Questa conferenza avrà un punto di vista privilegiato sulla Germania ma punta anche ad un confronto e un’armonizzazione con le strategie di decommissioning degli altri Paesi. Procedure autorizzative, pianificazione finanziaria, change management, stoccaggio temporaneo e lo smaltimento dei rifiuti radioattivi alcuni degli argomenti.   Tutte le informazioni sul sito ufficiale.  

Germania: Scholz apre al nucleare

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, durante una visita alla Siemens Energy di Mülheim an der Ruhr dove al momento si trova proprio una turbina al centro di una disputa con la Russia, riapre per la prima volta al nucleare. Ha dichiarato infatti che se l’Europa chiedesse alla Germania di mantenere in funzione le tre centrali – che apportano un “piccolo contributo” (6%) – “potrebbe aver senso” lasciare che operino anche oltre lo shutdown previsto per fine anno. L’Unione Europea ha varato un piano di emergenza che prevede tagli ai consumi del 7% entro marzo, ma la Germania è più esposta della media europea – e finalmente il nucleare si riprende il posto che gli spetta. La più piccola componente della coalizione di governo, i liberali, è portavoce di questo ripensamento dello shutdown e nonostante i Verdi abbiano sempre opposto resistenza, forse si intravede uno spiraglio di apertura. In ogni caso, Scholz ha confermato che le autorità prenderano una decisione tra qualche settimana, quando arriveranno i risultati di uno stress test sul sistema elettrico tedesco al momento in corso.  

Energia e clima: ipocrisia tedesca

La Germania chiuderà nel 2022 le sue sei centrali nucleari operative e, invece, solo nel 2030 le sue centrali a carbone lignite, il più inquinante. E’ il drammatico e costoso paradosso della politica tedesca e del nuovo governo rosso-giallo-verde, che getta un’ombra su tutta la politica “climatica” tedesca fatta di declamazioni fideistiche sulla decarbonizzazione, ma di fatti che vanno in direzione opposta. Merkel, almeno con meno ipocrisia, aveva promesso la chiusura del carbone nel 2040. L’ansia della coalizione “semaforo” di presentarsi con un obiettivo “climatico” fa anticipare l’abbandono (a parole) al 2030. Una pura promessa (intanto si protesta,  in Germania, per l’ennesima demolizione di cittadine sacrificate alle miniere di lignite a cielo aperto). Chiudere il nucleare prima del carbone è un “paradosso” carico di conseguenze negative per la Germania (ma le ombre riguarderanno la credibilità dell’intero Green Deal europeo). La Germania proclama più rinnovabili ma (anche per sostituire il nucleare) è costretta a continuare col carbone e puntare sull’importazione di gas russo. In ogni caso gas, carbone (fino al 2030 ) e rinnovabili non bastano, nei conti del fabbisogno elettrico tedesco, a rendere la Germania autosufficiente. I tedeschi stanno per piombare nel tunnel del “modello” italiano: alto prezzo dell’energia, dipendenza dai fossili, importazione crescente di energia elettrica dai paesi confinanti. Con la beffa: la Germania, come l’Italia, chiuderà le sue centrali per importare energia nucleare dai vicini (che hanno tutti centrali attive o programmi di nuove centrali). Insomma,  la Germania, che chiude le sue centrali,  per ossequio ai Verdi (e a decisioni sul nucleare prese in tempi astrali diversi) parla in pubblico contro il nucleare (si veda l’opposizione al suo inserimento nella Tassonomia), ma poi dipende del tutto dal successo dei programmi nucleari dei propri vicini (a partire dalla Francia), che le servono per stabilizzare il proprio bilancio energetico. Ipocrisia e paradosso. Ventuno noti ambientalisti e accademici tedeschi hanno chiesto al governo tedesco di ricredersi e di prolungare la vita delle proprie 8 centrali nucleari. I politici sono in imbarazzo. Da ogni punto di vista, sarebbe la scelta più logica. Ma, per ragioni politiche e non climatiche, energetiche o economiche, la Germania è bloccata sulla scelta più illogica.

Putin: senza senso l’abbandono del nucleare in Germania

Con una schiettezza persino lesiva dei propri interessi, dal momento che la Russia è il principale fornitore di gas naturale alla Germania, Vladimir Putin ha definito senza senso l’abbandono tedesco dell’energia nucleare. La dichiarazione è stata rilasciata ad una giornalista della CNBC a margine della Russian Energy Week 2021. Durante il suo intervento il presidente della Federazione Russa ha presentato i punti cardine della strategia energetica del Paese, che punta alla neutralità carbonica entro il 2060. Oggi le fonti fossili coprono l’80-85% del fabbisogno energetico russo, mentre questa quota dovrebbe ridursi al 60-65% nei prossimi 25 anni. Alla base del piano sta il principio della neutralità tecnologica, ovvero pari considerazione di tutte le fonti a basse emissioni, incluso ovviamente il nucleare, nel campo del quale la Russia vanta enorme esperienza e ha assunto negli ultimi decenni un ruolo predominante sia in termini di sviluppo domestico sia di esportazioni di questa tecnologia. Alla richiesta di una sua opinione sulla politica energetica tedesca, Putin l’ha giudicata un errore controproducente, poiché il contributo del nucleare al mix energetico sarà difficile da sostituire con altre fonti senza causare tensioni sui prezzi e sugli approvvigionamenti. In generale, il presidente russo ha osservato che in politica energetica si prendono oggi troppo spesso decisioni emotive e scarsamente giustificate dal punto di vista tecnico, giocando sulle paure della gente in merito al cambiamento climatico al fine di perseguire interessi economici di parte che non sono basati su un’attenta valutazione tecnico-finanziaria a lungo termine. Per approfondire: https://www.world-nuclear-news.org/Articles/Putin-German-nuclear-phase-out-does-not-make-any-s