Pubblichiamo di seguito la lettera indirizzata dal Presidente di Associazione Italiana Nucleare, Umberto Minopoli, ai direttori de Il Corriere della Sera e La Repubblica.

Illustrazione concettuale di un microreattore Aurora di Oklo (foto Gensler via World Nuclear News)

Caro Direttore,
La Francia, nei suoi progetti per il Recovery Fund, ha dedicato 470 milioni di euro per attività di ricerca e sviluppo nei i reattori modulari di piccola taglia, gli SMR (small modular reactors).

Si tratta della nuova generazione di reattori nucleari caratterizzati da alcune rivoluzionarie novità: la taglia (da pochi MW fino ai 300 o 400 MW di potenza); la modularità, flessibilità e compattezza (che abbatte i tempi di costruzione e le rigidità localizzative dei tradizionali impianti nucleari); la “sicurezza intrinseca” che elimina “fisicamente” le fonti di rischio dei reattori correnti; il trattamento delle scorie (la quantità e qualità del rifiuto finale si abbatte drasticamente).

L’SMR, in caso di anomalia, si arresta per “cause naturali”, cancellando la necessità dell’intervento umano o dell’alimentazione esterna (i due fattori critici negli incidenti nucleari).

Negli SMR, infine, si realizza il principio del perfetto ciclo “circolare” del rifiuto: il combustibile è riutilizzato fino quasi al suo completo esaurimento. Per la taglia, la facile localizzabilità e trasportabilità, gli SMR sono l’ideale per funzionare come sistema di back up delle reti rinnovabili, per correggerne l’intermittenza che oggi pregiudica il pieno utilizzo degli impianti eolici, solari termici e fotovoltaici.

Nel mondo sono in fase di sviluppo e industrializzazione una ventina di modelli. Su questi nuovi reattori del futuro scommette il governo francese. Inutile dire che Usa, Cina e Russia corrono a passo veloce, ma emergono nuovi protagonisti: dall’Argentina al Sud Africa o imprese innovative con visione del futuro: uno dei progetti in corso è il Terrapower di Bill Gates.

L’Europa si smuove ora attraverso la Francia. Il paradosso è che l’Italia non sarebbe una new-entry nel settore. Non solo eravamo, negli anni 60 e 70, pionieri nei primi progetti di reattori di limitata potenza e dimensione, ma lo siamo attualmente nei progetti europei di SMR.

L’Europa ha selezionato 6 progetti strategici nei reattori nucleari del futuro. In competizione tra loro. Di uno dei più promettenti dei 6, il progetto Alfred di reattore a piombo, è protagonista l’Italia (con Enea, Ansaldo Nucleare, Università e pmi tecnologiche) che guida il team internazionale di progetto.

La Francia si appresta a sostenere con il Recovery Fund il suo progetto di reattore del futuro.

Cosa impedisce al governo italiano di seguire l’esempio francese? E collocare il Paese su una frontiera innovativa del futuro, finanziando il progetto italiano di SMR?

Credo manchi solo un po’ di coraggio e apertura mentale.