Successo della giornata di studio AIN sul nuovo nucleare

Si è svolta il 15 dicembre 2021 la giornata di studio annuale dell’Associazione Italiana Nucleare, quest’anno dedicata al tema de “Il nucleare decisivo nella transizione energetica”. Ai lavori, svoltisi in presenza presso la Sala Capranichetta di Piazza Montecitorio in Roma e fruibili online, hanno preso parte una quindicina di oratori e assistito alcune decine di persone dal vivo e alcune centinaia da remoto. Ai saluti di apertura del Presidente di Associazione Italiana Nucleare, Umberto Minopoli e al videomessaggio inviato dal Sottosegretario agli Affari Europei Vincenzo Amendola, hanno fatto seguito interventi di altissimo valore tecnico di ospiti italiani ed internazionali che hanno evidenziato, partendo dal quadro attuale e sulla base degli ambiziosi obiettivi postisi dalla comunità internazionale in termini di decarbonizzazione, come il nucleare sia una risorsa imprescindibile il cui sviluppo va incoraggiato e stimolato per quei Paesi che intendono farne uso. E’ stato rimarcato in diversi interventi il contributo d’eccellenza della ricerca e dell’industria italiana alle tecnologie nucleari avanzate – non solo in ambito energetico – seppure auspicando un maggiore supporto di tipo legislativo al settore, in particolare in questo momento in cui nuove tecnologie, come i piccoli reattori modulari (small modular reactors) e i reattori avanzati di IV generazione stanno per affacciarsi sul mercato con una vivace competizione internazionale di progetti e di filiere industriali. Ampia e bilanciata anche la partecipazione di esponenti politici. L’on. Vannia Gava, Sottosegretario al Ministero della Transizione Ecologica, ha definito il convegno “coraggioso”, riferendosi ad alcuni maldestri attacchi apparsi sulla stampa nei giorni precedenti, e ha aggiunto che “c’è bisogno di dibattito e che qualsiasi mezzo [tecnologico, ndr] che sia sicuro e che sia nuovo vada studiato e non demonizzato. Nella tavola rotonda conclusiva sono intervenuti l’on. Erica Mazzetti (FI), il sen. Antonio Misiani (PD) e Chicco Testa (Presidente FISE, Assoambiente). Mazzetti e Testa si sono trovati d’accordo sul fatto che il nucleare di nuova generazione vada quantomeno preso seriamente in considerazione, alla luce dei limiti della penetrazione delle rinnovabili e del crescente costo del gas. In particolare, l’on Mazzetti ha dichiarato che “la politica con scienza e coscienza deve introdurre una strategia energetica differente e nuova, che abbracci tutte le tecnologie, altrimenti e tra non molto il costo dell’energia schiaccerà le famiglie e il nostro tessuto imprenditoriale e produttivo”. Di parere opposto Misiani che, seppur aprendo alla prospettiva di un dibattito sugli strumenti per agevolare la ricerca e lo sviluppo e qui di la competitività delle imprese italiane del settore sui mercati esteri, reputa che in futuro il nucleare giocherà un ruolo sempre più marginale. Il video del convegno è fruibile sui canali social di Associazione Italiana Nucleare, che raccoglierà e pubblicherà anche tutti i contributi della giornata. https://www.youtube.com/watch?v=XWd_Dxf1_so

Assemblaggio finale del primo settore europeo del Vacuum Vessel di ITER

È in corso presso lo stabilimento di Mangiarotti/Westinghouse di Monfalcone (GO) l’assemblaggio dei quattro segmenti costituenti il primo settore europeo del Vacuum Vessel di ITER. Il Vacuum Vessel è la camera toroidale entro la quale sarà confinato il plasma della reazione di fusione. Esso funge dunque come prima barriera per la radioattività e al tempo stesso fornisce al plasma l’ambiente ad ultra alto vuoto necessario per la reazione. In un tokamak, maggiori sono le dimensioni del Vacuum Vessel, più facile è il confinamento del plasma: il Vacuum Vessel di ITER, con un volume interno di 1400 mc, conterrà un volume di plasma 10 volte maggiore del più grande tokamak ad oggi esistente.  Il Vacuum Vessel è costituito da più settori ed ogni settore è composto da quattro segmenti poloidali (Poloidal Segment, PS). Il settore completo peserà circa 390 tonnellate. Il progetto di assemblaggio dei quattro segmenti è condotto dal consorzio AMW (Ansaldo Nucleare, Mangiarotti/Westinghouse, Walter Tosto) ed è in questi mesi alle battute conclusive, con la lavorazione meccanica finale dei singoli segmenti ed il loro assemblaggio sull’imponente jig di supporto progettata allo scopo.  I  PS 1 e 4 sono realizzati da Mangiarotti/Westinghouse mentre i PS 2 e 3 dalla Walter Tosto. Durante la fase di assiematura, i segmenti sono sottoposti ad approfonditi controlli dimensionali volti a garantire le strettissime tolleranze finali richieste. La spedizione del primo settore completo verso Cadarache (Francia), sito di costruzione della futura centrale a fusione, è in programma verso la fine del 2021. Il contributo dell’industria italiana al progetto ITER è di primo ordine: su un budget stimato in 21 miliardi di euro, 1.6 miliardi sono stati aggiudicati a imprese italiane, ovvero il 60% dei contratti per componenti ad alto valore tecnologico.

L’Europa e il Sacro Graal della fusione nucleare

Ripubblichiamo questo contributo del presidente di Associazione Italiana Nucleare, Umberto Minopoli, originariamente apparso sulla rubrica Green&Blue di Repubblica del 14 luglio 2021. E’ davvero lontana la fusione nucleare? La “prova elettrica”, l’allaccio alla rete del primo impianto è prevista tra il 2040 e il 2050. Non è affatto futuribile. Anzi: è una data chiave. In quel decennio, ricordiamolo, si vorrebbe traguardare la decarbonizzazione dell’economia. Sarebbe tutt’altra prospettiva poter contare, a quelle date, sulla dimostrabilità elettrica di una nuova fonte di energia: pulita, priva di scorie, sicura, a buon mercato e, pressoché illimitata. Quasi un graal. Nel 2025, l’impianto  ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor), nella Provenza francese, inizierà il suo esperimento. Dovrà verificare, nella sostanza, che spendendo 50 MW di energia si abbia un guadagno (stabile) di 500 MW. Quindi che una centrale elettrica che usi questo guadagno è fattibile. Ma Iter non è più il solo esperimento di fusione in costruzione. La canadese General Fusion e l’inglese UKAEA hanno annunciato la costruzione, entro il 2035, di un impianto in Gran Bretagna, non solo sperimentale come Iter, ma già dimostrativo, cioè allacciato alla rete. Questo accelera i tempi. Anche perché, a differenza di Iter, nell’impianto inglese entra il capitale privato: la tecnologia del “sole nella bottiglia” diventa sfida di mercato. Ci si investe. E non si trascurino le ricadute tecnologiche della fusione che sono già realtà: vedi l’intesa tra l’italiana ASG (fornitrice dei magneti del reattore di Iter) e l’università giapponese di Chubu per lo sfruttamento della superconduttività nelle reti elettriche di trasmissione. Grazie a Iter e all’annuncio inglese, l’Europa diventa, alla scadenza del decennio della decarbonizzazione (2020/2030) il luogo di elezione della tecnologia energetica, la fusione nucleare, della seconda parte del secolo. Non impressioni il tempo. L’effettivo funzionamento di un reattore di fusione può essere provato solo in un impianto a scala di centrale. Per questo la fase sperimentale di Iter non può essere saltata. È alle dimensioni di scala che vanno verificate le scommesse ingegneristiche del reattore di fusione: stabilità del plasma (produzione di potenza termica aggiuntiva per almeno 60 minuti; effettivo guadagno di energia (fattore Q) nella reazione; tenuta dei materiali alle importanti potenze termiche del reattore. L’Italia avrà una funzione strategica. A Frascati si localizzerà il DTT (Divertor Tokamak Test) una versione gemella dell’impianto ITER (600 milioni di investimenti e 1500 occupati). Servirà a verificare il componente chiave del reattore tokamak (acronimo russo che sta per camera toroidale magnetica): il divertore, la parte del reattore su cui verranno deviati e scaricati i maggiori carichi termici del plasma, il gas di nuclei leggeri (isotopi di idrogeno) che alimenterà la fusione e la produzione di energia. Il DDT di Frascati verificherà i materiali migliori per  sopportare le forti potenze termiche della reazione di fusione. Agli impianti sperimentali di Cadarache e di Frascati, si affiancherà, nel decennio prossimo, la costruzione dei primi due dimostratori: il DEMO del consorzio europeo Eurofusion e quello annunciato dalla cordata anglo canadese. A questi impianti spetterà tradurre le prove fisiche della fusione in prova elettrica: conversione della potenza termica in elettricità. L’Europa, dunque, centro privilegiato della fattibilità della fusione nucleare. È il premio per una scelta tecnologica, fatta decenni fa, che si è rivelata vincente. Il fondamento fisico della fusione nucleare è unico: replicare in reattori artificiali la reazione energetica che alimenta le stelle (sun in a bottle). In essa, due o più nuclei leggeri di idrogeno, in moto in un gas rarefatto (plasma) – alimentato da campi elettrici e contenuto da campi magnetici – vengono forzati (attraverso temperature altissime del plasma) ad unirsi, formando un nuovo elemento chimico (elio) e rilasciando (reazione esotermica) una grande quantità di energia, convertibile in elettricità. Il mondo ha perseguito strade diverse, nei laboratori, per replicare, in forma sicura e controllata, la reazione solare. Oggi siamo, finalmente, agli esiti di tale ricerca: il concepimento di macchine dimostrative, a scala di centrale, che in condizioni di assoluta sicurezza e stabilità, possono generare energia utile. La tecnologia della fusione, ristretta all’inizio ad un gruppo di Paesi (America, Russia, Italia, Gran Bretagna, Germania) è oggi, come la tecnologia spaziale, perseguita da un club assai vasto di Paesi industrializzati. Oltre 35. Le macchine di fusione perseguite sono, fondamentalmente, raggruppate in due tecnologie: quella del tokamak in Europa (estrazione di energia da un plasma caldissimo in rotazione), quella del confinamento inerziale (raggi di luce laser riscaldano sferette di nuclei di idrogeno fondendole) negli USA. La scelta tecnologica europea si va rivelando più vicina alla praticabilità energetica.

Comunicato Stampa: La filiera nucleare italiana davanti alla sfida dell’energia del Sole

È stata presentata oggi, venerdì 16 luglio, l’indagine “La filiera italiana della fusione: una filiera industriale strategica per la futura competitività dell’Italia”, un’iniziativa voluta da AIN, Associazione Italiana Nucleare, in collaborazione con il Dipartimento di Economia dell’Università di Genova, DIEC. La fusione nucleare è l’energia nucleare “pulita”, che riproduce le reazioni che avvengono nel sole. Proprio la fusione nucleare costituisce oggi una grande opportunità per l’Italia e le imprese italiane, che può essere colta a pieno agendo in una logica sistemica di filiera, tanto più in un quadro in cui la transizione energetica ed ecologica ha un ruolo determinante. La presentazione ha fornito una visione globale dell’impegno italiano nella filiera della fusione nu- cleare, in particolare nel progetto europeo ITER, il consorzio internazionale che sta completando il grande impianto sperimentale di fusione a Cadarache, in Francia. ITER (il cui avviamento è previ- sto nel 2026) è un tassello fondamentale della roadmap che la Commissione Europea persegue per arrivare ad un impianto dimostrativo di produzione di energia elettrica da fusione (DEMO) in- torno al 2050. Il Progetto ITER può contare su un budget di 20 miliardi di euro: sul totale delle atti- vità già assegnate, le aziende italiane si sono già aggiudicate il 20% degli ordini. Strettamente col- legato alla realizzazione del reattore Tokamak di ITER è la realizzazione della macchina DTT (Di- vertor Test Tokamak), la cui costruzione è stata avviata nel sito ENEA di Frascati con un budget di circa 600 milioni di euro. La partecipazione alla realizzazione di ITER e del DTT, come anche al successivo sviluppo di DEMO, rappresenta un’occasione irripetibile per un’affermazione dell’industria italiana nel settore degli impianti a fusione. I dati dell’indagine sono stati commentati durante una tavola rotonda che ha visto gli interventi del Presidente dell’Associazione Italiana Nucleare Umberto Minopoli e di alcuni tra i maggiori player italiani della filiera della fusione nucleare, tra cui Luca Manuelli, AD di Ansaldo Nucleare, Davide Malacalza, Presidente di ASG Superconductors, Marco Ricotti, Presidente del CIRTEN (Consor- zio Interuniversitario per la Ricerca Tecnologica Nucleare), Piero Grillo, AD di Fincantieri SI, Ma- rianna Ginola, responsabile commerciale SIMIC. L’iniziativa ha visto il supporto di Confindustria, che ha aderito al progetto. La fusione nucleare rappresenta un settore ad alto contenuto di innovazione, che in Italia ha visto convergere grandi aziende e piccole e medie imprese. Nel complesso, solo il 35% dei soggetti imprenditoriali coinvolti ha un consolidato background nucleare: ciò dimostra che questa catena del valore ha grande ca- pacità attrattive per imprese ad alta tecnologia. Scarica il Comunicato Stampa in formato PDF http://bancadati.datavideo.it/media/20210716/20210716-RAI_3-TGR_LIGURIA_1400-155427368m.mp4 Il servizio del TGR Liguria sull’evento.

Toshiba completa la prima bobina a campo toroidale per ITER

Toshiba ha annunciato di aver completato la costruzione della prima delle 18 bobine a campo toroidale destinate a ITER, il progetto internazionale di impianto sperimentale a fusione con sede a Cadarache, in Francia. Nove bobine saranno fabbricate in Europa e altre nove in Giappone. Si tratta dei giganteschi magneti superconduttori (16.5 metri di altezza, 9 di larghezza e 300 tonnellate di peso) che costituiranno la gabbia per il confinamento del plasma. L’obiettivo di ITER è dimostrare la fattibilità tecnologica della fusione, producendo 500 MW di potenza per almeno 400 secondi continuativi con un input di 50 MW. L’esperimento dovrebbe essere avviato nel 2035, mentre servirà ancora più tempo per l’avvento di vere e proprie centrali a fusione per la produzione di elettricità, qualora l’esperimento confermasse le attese.