L’aggressione militare della Russia nei confronti dell’Ucraina, come vediamo, causa gravi perturbazioni del sistema energetico mondiale e ha definitivamente esposto l’eccessiva dipendenza dell’UE dalle importazioni di gas, petrolio e carbone dalla Russia. Oltre a creare difficoltà economiche e strategiche, le somme ingenti pagate per i combustibili fossili russi aiutano il Cremlino a portare avanti la guerra.
A questo scopo, nel Consiglio europeo di marzo 2022, i leader europei hanno deciso di affrancare gradualmente l’Europa dalla Russia: le importazioni di carbone e petrolio sono ora soggette a sanzioni e la Commissione Europea ha stilato un piano dettagliato, denominato REPowerEU.
REPowerEU si innesta sul pacchetto di proposte Fit for 55 e imprime un’accelerazione alla transizione verso l’energia pulita e mira a unire le forze per giungere a un sistema energetico più resiliente e a una vera Unione dell’energia. Infatti include una serie di azioni supplementari volte al:
- risparmio energetico;
- diversificazione dell’approvvigionamento;
- rapida sostituzione dei combustibili fossili accelerando la transizione europea all’energia pulita;
- messa a punto di combinazioni intelligenti tra investimenti e riforme.
Il nuovo assetto geopolitico modifica i piani europei per la transizione ecologica: limitando fortemente il gas come combustibile di transizione, il carbone potrebbe essere usato più a lungo di quanto inizialmente previsto, energia nucleare e risorse interne di gas potrebbero svolgere un ruolo importante.
Per abbandonare i combustibili fossili russi serviranno però anche investimenti mirati a sostegno della sicurezza dell’approvvigionamento nell’infrastruttura del gas e modifiche molto limitate dell’infrastruttura petrolifera, nonché investimenti su vasta scala nella rete elettrica e in una struttura portante per l’idrogeno a livello dell’UE.
L’idrogeno appunto, perché la Commissione Europea stima un importazione di fino a 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile, grazie allo sviluppo di tre grandi corridoi di importazione attraverso il
Mediterraneo, attraverso l’area del Mare del Nord e, non appena le condizioni lo consentiranno, con l’Ucraina. Nel documento programmativo trovano spazio anche altre forme di idrogeno ottenuto senza combustibili fossili, in particolare quello prodotto usando il nucleare.