Lo strano caso della Svezia, dove i cittadini si contendono il deposito di rifiuti nucleari

Veduta aerea della centrale nucleare di Forsmark, presso Östhammer, nei cui pressi nascerà il deposito geologico

La Svezia ci ha abituato a stupirci con elevati standard di partecipazione e senso civico e con scelta a volte difficilmente comprensibili, ultima quella di attuare, nella tempesta mondiale del Covid-19, il lockdown più leggero del pianeta.

Non può dunque meravigliarci più di tanto che il processo decisionale per stabilire la localizzazione del deposito geologico dei rifiuti nucleari nel Paese scandinavo si sia trasformato in una contesa tra due cittadine ad accaparrarsi l’ambita infrastruttura. Quello che può effettivamente risultare sbalorditivo è l’elevato tasso di consenso per l’opera – peraltro ancora sulla carta – che, secondo l’ultimo sondaggio di pochi giorni fa, supera l’80% (il dato più alto tra le ultime rilevazioni annuali).

Qualche maligno dirà che i cittadini interessati saranno stati ricoperti d’oro dalle ricche lobby del nucleare e dal governo svedese per convincerli a prendersi la patata bollente: nulla di più lontano dalla realtà!

Nel processo di selezione tra le due municipalità candidate è stato sì previsto un premio in denaro di 210 milioni di euro, di cui però 160 andranno alla candidata perdente.

A questo punto qualcuno potrebbe dire che gli Svedesi sono matti. Si noti però che, nelle rilevazioni estese a tutto il Paese, solo il 40% degli intervistati si dice favorevole alla costruzione del deposito sul suolo nazionale.

Per fare luce sulla vicenda bisogna dunque guardare un po’ più in dettaglio all’approccio messo in atto dalle istituzioni e dalla SKB – l’omologo svedese di Sogin – nel condurre il processo selettivo, basato su candidature volontarie.

Innanzitutto entrambe le città, la vincente Östhammar e la perdente Oskarshamn, ospitano già nella loro regione una centrale nucleare: gli abitanti hanno dunque già una certa familiarità con la tecnologia nucleare, i benefici ed i rischi ad essa connessi, e probabilmente molti trovano in essa un impiego qualificato.

In secondo luogo, fin dall’inizio del processo selettivo tra le due finaliste – nel lontano 2002 – la SKB ha ingaggiato le due comunità in una campagna comunicativa porta a porta, incontrando i cittadini in numero massimo di 3 affinché tutti potessero aver tempo adeguato per porre domande e avanzare preoccupazioni. Simile attenzione è stata posta alla comunicazione con le scuole, i sindacati, le associazioni e i circoli politici locali, inclusi i Verdi. Le grandi campagne mediatiche su giornali e TV sono state scartate, perché avrebbero potuto essere percepite come un tentativo di manipolazione.

Inger Nordholm è una dei tre addetti alla comunicazione della SKB ad Östhammar e ama particolarmente il suo lavoro: “Lavoro 24 ore al giorno in public acceptance, – ha dichiarato al Financial Times – alle volte impiego due ore per comprare un litro di latte!”

Il processo, lungo e trasparente, sta per dare i propri frutti: l’autorità svedese per la sicurezza nucleare (Strålsäkerhetsmyndigheten, SSM) ha dato parere favorevole al deposito nel 2018, e la costruzione dell’opera potrebbe partire presto, per entrare nella fase operativa in una decina d’anni.

A questo punto viene da chiedersi se un simile processo possa essere applicato in Italia. Voci di corridoio dicono che diversi comuni sarebbero pronti a candidarsi per ospitare il deposito geologico e l’annessa infrastruttura di ricerca, ma non possono scoprire le carte finché la mappa dei siti idonei, già redatta ma accuratamente riposta nei cassetti dei ministeri competenti, non sarà pubblicata.

Certo la pubblicazione dei siti idonei e le candidature spontanee sarebbero un primo, importante, passo. Molto poi dipenderebbe da quanta trasparenza e coinvolgimento pubblico le istituzioni e Sogin siano in grado di garantire al lungo processo selettivo, al fine di costruire un robusto supporto dell’opinione pubblica, un cui successivo ripensamento, per un progetto tanto lungo e complesso, sarebbe disastroso.

La paura infatti, si annida e cresce nell’oscurità.