L’Europa è pronta a ridare fiducia al nucleare?

Può la situazione geopolitica dare l’assist che mancava all’energia nucleare in Europa?

Sempre più spesso -anche sui mass media italiani!- sentiamo finalmente parlare di ritorno al nucleare. Naturale: come scartare una fonte a basse emissioni di CO2, concentrata, sicura, poco dipendente dal prezzo del combustibile, stabile ed affidabile?
Qualche nazione, come l’Italia, lo declina in investimenti nel nucleare di nuova generazione o in centrali nei Paesi vicini; qualcuno invece lo declina come accelerazione sui nuovi reattori o come salvataggio delle centrali già in funzione.

Vi proponiamo una piccola carrellata delle notizie internazionali.

Svizzera. Un sondaggio a cura di Demoscope commissionato dal Nuclear Forum svizzero mostra che il 44% della popolazione è “molto favorevole” a continuare ad utilizzare l’energia nucleare, e molti sono contro la normativa che impedisce la costruzione di nuovi impianti. Il 49% degli intervistati pensa che la popolazione dovrebbe avere il diritto di decidere di volta in volta se costruire una nuova centrale.

Repubblica Ceca. La compagnia energetica di Stato lancia una gara per scegliere il fornitore di un nuovo reattore presso l’impianto di Dukonavy nel sudest del Paese, che conta già 4 reattori VVER in operazione dagli anni ’80. Oltre a queste ci sono altre due unità VVER-1000 in Temelin: in totale forniscono il 37% dell’elettricità nazionale. La costruzione dovrebbe iniziare nel 2029 ed essere completata nel 2036, con un costo stimato di circa 6mld€: la previsione è di un reattore di generazione III+ con capacità installata massima di 1200MW. Le concorrenti al momento sono tre: la francese EDF, la sud coreana Korea Hydro & Nuclear Power, e la statunitense Westinghouse. Le compagnie di Stato russe e cinesi sono state escluse per questioni di sicurezza.

Belgio. Il primo ministro De Croo venerdì scorso ha dichiarato: “Il governo federale ha deciso di prendere i necessari provvedimenti per estendere la vita di due reattori nucleari di dieci anni.” I reattori sono Doel-4 e Tihange-3. De Croo ha aggiunto: “Questa estensione rafforzerà l’indipendenza del nostro Paese dai combustibili fossili in una situazione geopolitica turbolenta. Per troppo tempo al nostro Paese è mancata una visione di lungo termine, questo ha causato molta incertezza. La nostra scelta odierna risponde a tale mancanza.” La decisione del graduale phase-out risale al 2003.

UK. Secondo il Financial Times, il primo ministro Boris Johnson sta considerando la possibilità di estendere la vita del reattore Sizewell B di 20 anni. Sizewell B è l’unico degli 11 reattori britannici che continuerà a generare energia dopo la fine del decennio: in funzione dal 1995, è un PWR da 1’198MW – fornendo circa il 3% dell’elettricità del Paese.

Bulgaria. Il ministro dell’energia lavora per la rapida costruzione di almeno un nuovo reattore nel Paese, molto probabilmente nel sito di Kozloduy. Potrebbe essere pronto tra il 2028 e il 2030, ed è stata menzionata la possibilità di un secondo nuovo reattore nello stesso sito.