Si chiama Pele e punta all’uso di micro reattori nucleari il progetto destinato ad avviare la decarbonizzazione delle Forze Armate più energivore al mondo. Lo ha comunicato il Dipartimento della Difesa statunitense, prevedendo che i primi prototipi di reattori mobili possano essere costruiti a partire dal 2022.

Il complesso militare americano assorbe circa l’80% dei consumi energetici del governo federale, utilizza tanti combustibili liquidi quanto Portogallo e Perù ed ha emissioni pari ad un Paese come la Romania.

Oltre al tema ambientale, è evidente che la movimentazione di ingenti quantitativi di combustibili fossili costituisca oltre che un costo economico anche una vulnerabilità strategica.

Ad esempio, buona parte dei 30 TWh di elettricità annualmente consumati provengono dalla rete elettrica, che recentemente ha dimostrato tutta la sua vulnerabilità ad eventi meteo estremi e che nel futuro potrebbe anche essere bersaglio di terroristi e di hackers. I micro reattori consentirebbero quindi ad alcune installazioni militari strategiche, sul suolo americano e all’estero, di proteggersi da tali evenienze.

Dalla necessità di alleggerire la dipendenza dai combustibili fossili nasce dunque il progetto Pele, che prevede la realizzazione di reattori nucleari mobili di potenza compresa tra 1 e 5 MW, in grado di essere operativi in tre giorni dalla consegna sul sito e smontati in una settimana, qualora sia necessario ricollocarli altrove.

I reattori saranno alimentati da combustibile di tipo TRISO, un combustibile altamente efficiente i cui elementi sono racchiusi in strati multipli di ceramica in rado di contenere al loro interno i prodotti di fissione, aumentando dunque la sicurezza e riducendo le difficoltà di smaltimento delle scorie.

La competizione tra varie aziende, lanciata nel 2019, ha visto X-energy e BWX Technologies aggiudicarsi l’onore e l’onere di presentare il prototipo.

Nel 2022 quindi ci si aspetta la decisione finale sul proseguimento del progetto, che nelle intenzioni dovrebbe portare ad un test a piena potenza nel 2023 e ad un test di operatività in condizioni di utilizzo entro il 2024.

Il progetto Pele vede concorrere gli sforzi di molteplici dipartimenti e agenzie federali, Dipartimento della Difesa e dell’Energia in primis, ma anche la Nuclear Regulatory Commission, la NASA e il Genio Militare.

Tale sforzo comune è giustificato dalla complessità del progetto, che oltre alla fattibilità tecnologica richiede un attento esame dell’impatto ambientale, dei costi, e della capacità operativa del personale delle Forze Armate.

Il progetto ha un precedente: agli albori della storia del nucleare, otto reattori di potenza inferiore ai 10 MWe furono eserciti dalle Forze Armate americane per quasi due decenni, dal 1958 al 1977. Tuttavia la loro complessità e i costi eccessivi rispetto ai combustibili fossili ne decretarono l’abbandono.

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