E’ stato pubblicato il 13 ottobre ed ha avuto una certa risonanza nei media nostrani l’Energy Outlook 2020 della International Energy Agency (IEA). A trarre l’attenzione dei media generalisti il dato secondo il quale l’agenzia vede il solare trainare la crescita della nuova capacità elettrica al 2030, rappresentando, nello scenario SDS (Sustainable Development Scenario), l’80% della nuova capacità.
Quello che i media non riportano, anche perché la voce nucleare nel rapporto esecutivo è “mascherata” sotto la voce other low-carbon sources, è che lo stesso scenario prevede una crescita di poco inferiore per il nucleare (in termini di elettricità addizionale prodotta parliamo di 6700 TWh contro 8100 TWh di solare, al 2030), pari ad un aggiunta di 140 GW di nuova capacità (al 2030) che dovrebbero portare la capacità nucleare globale a 599 GW nel 2040.
Per dare la misura di quanto ambizioso sia questo scenario ne citiamo integralmente la descrizione: “a surge in clean energy policies and investment puts the energy system on track to achieve sustainable energy objectives in full, including the Paris Agreement, energy access and air quality goals”.
Eh sì, perché servirebbe proprio uno tsunami sulle politiche energetiche e sui meccanismi di incentivo per far si che questa crescita nella capacità nucleare si avveri. Tanto per intenderci, l’attuale capacità installata è poco superiore ai 390 GW, e ci sono reattori in costruzione per altri 54 GW[1]. Si tratterebbe quindi di avviare, più o meno domani, progetti nucleari per altri 86 GW, mantenendo in operatività tutte le centrali oggi in funzione. Raggiungere i 599 GW al 2040 richiederebbe uno sforzo ancor maggiore.
Certo non impossibile, se la capacità nucleare in tutte le regioni del globo crescesse al ritmo dell’Est asiatico e dell’Asia Meridionale-Medio Oriente, che guidano la classifica con rispettivamente 21 e 15 GW di capacità in costruzione. Nelle Americhe, però, di nucleare non se ne aggiunge virtualmente più.
L’Africa, inoltre, sta muovendo i primi passi nel nucleare, per lo più grazie a Russia e Cina.
Un certo impulso potrebbe venire dai nuovi reattori modulari (SMR), ma non illudiamoci che basti. I grandi progetti nucleari saranno ancora necessari per avverare questi scenari, e per renderli fattibili serve un approccio completamente differente nella politica energetica, totalmente appiattita sulle rinnovabili, e della regolamentazione del nucleare, troppo disomogenea a livello globale.
[1] https://pris.iaea.org/pris/