La crisi profonda del mercato energetico investe anche il nucleare. E’ ora di cogliere le opportunità che essa porta.

La crisi innescata dalla guerra commerciale tra Russia e Arabia Saudita ed esacerbata ora dalle misure restrittive che vedono circa metà della popolazione mondiale (quasi 4 miliardi di persone) confinata in casa o con ridotta capacità di spostamenti nel tentativo di contrastare la diffusione di Covid-19 si preannuncia già come la più grave dal 1998. La cartina di tornasole che fornisce le dimensioni del problema è il prezzo del petrolio, ora in area 20-25 dollari al barile, ma in talune aree geografiche (ad esempio il Wyoming) già scambiato nei giorni scorsi a prezzi negativi e visto da molti analisti raggiungere la soglia dei 10 dollari a barile nelle prossime settimane. Il combinato disposto di eccesso di produzione e crollo della domanda si è riverberato sui prezzi al consumo e sul prezzo dell’elettricità, mettendo in difficoltà anche le imprese energetiche da fonti rinnovabili e nucleare.

Sulla situazione presente, già pesante, aleggia l’incognita dei tempi della ripresa, che molti vedono allontanarsi nel secondo semestre dell’anno o addirittura al 2021.

Senza contare da un lato gli effetti strutturali che il calo di produzione attuale potrebbe avere e che comprometterebbero la capacità di rilanciarla a livelli pre-crisi allorché la domanda dovesse tornare ad aumentare. Dall’altro, rimane in dubbio se la domanda tornerà ad essere come prima a pandemia finita, poiché alcuni cambi di abitudine (riduzione degli spostamenti e telelavoro) potrebbero divenire strutturali o per lo meno perdurare per un lungo periodo.

In questo frangente, tutte le categorie produttive mettono in guardia i governi dai contraccolpi economici, occupazionali e persino di sicurezza degli approvvigionamenti che tale situazione potrebbe creare, invocando – ciascuno per sé – strumenti di sostegno per uscire dal tunnel.

Nell’immediato infatti, se è vero che le imprese operanti nel settore degli idrocarburi sono le più colpite dal punto di vista finanziario (i titoli energetici dell’indice S&P sono crollati del 52% dall’inizio dell’anno contro il 20% dell’indice nel suo insieme), nel lungo termine, dovessero bassa domanda e prezzi del petrolio bassi perdurare, a perdere quote di mercato sarebbero soprattutto le rinnovabili (solare ed eolico) e il nucleare.

Non sorprende che, almeno negli Stati Uniti (dove l’Oil&Gas e il suo indotto impiegano circa 11 milioni di occupati), misure specifiche siano allo studio per salvare il comparto energetico, misure che seguirebbero i 2 mila miliardi di dollari già stanziati dal governo federale e l’enorme mole di liquidità messa in circolazione dalla Federal Reserve.

Ogni crisi, come noto, porta con sé anche un’opportunità, che auspichiamo l’industria nucleare colga (prima che la colgano altri, lasciando di nuovo fuori il nucleare), ovvero di chiedere alla politica di indirizzare almeno una parte di questi aiuti in un ciclo virtuoso che porti anche a tener conto degli obiettivi di sostenibilità del lungo periodo.

La transizione energetica come l’abbiamo vista fino ad ora potrebbe cambiare decisamente faccia se si avrà il coraggio di guardare al settore energetico ed alle sue esternalità economiche, sociali ed ambientali con un approccio tecnologicamente neutro, che fino ad ora è sostanzialmente mancato per la preponderanza degli interessi del duo fossili-rinnovabili.

Se l’industria nucleare si limiterà a battere cassa, quota parte, al fine di limitare i contraccolpi immediati della crisi corrente, gli evidenti rapporti di forza nel mercato continueranno a relegarla ad un ruolo di marginalità, compromettendone in definitiva l’esistenza nel lungo periodo.

Se invece si riusciranno ad ottenere delle politiche strutturali di rilancio del comparto energetico nel suo insieme, quanto più possibile vincolate ad obiettivi quali la decarbonizzazione, la riduzione dell’impatto ambientale e la sicurezza e la competitività degli approvvigionamenti energetici, il settore nucleare potrà beneficiarne enormemente e alla lunga emergere anche nel mercato per quella straordinaria fonte di energia che effettivamente è.

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