Gli ultimi rapporti pubblicati dalla International Energy Agency mostrano come la pandemia avrà un impatto pesante anche sul mercato energetico, la cui portata definitiva è tuttavia ancora difficile da determinare, stante l’incertezza sul ritmo di ripresa dell’economia e sulla possibilità di nuove ondate epidemiche nel corso del 2020.

Secondo la Global Energy Review rilasciata agli inizi di maggio, i Paesi che hanno adottato un lockdown completo hanno visto calare la domanda di energia del 25% alla metà di aprile, mentre quelli che hanno adottato un lockdown parziale hanno subito un calo più contenuto, pari al 18%.

Nel complesso, la domanda globale di energia è diminuita del 3,8% nel primo trimestre, vedendo più colpiti i combustibili fossili, con un calo dell’8% nella domanda di carbone, del 5% della domanda di petrolio e del 2% di gas naturale.

La fotografia del primo trimestre non coglie però appieno gli effetti della pandemia, che si aspettano essere più marcati nel secondo trimestre. Ecco perché le proiezioni a tutto il 2020 vedono la domanda globale di energia calare del 6% – il calo più marcato negli ultimi 70 anni – con il petrolio – fonte più colpita, in calo del 9% –previsto riportarsi su livelli del 2012. Carbone e gas declinerebbero rispettivamente dell’8% e del 5%, mentre il nucleare vedrebbe un calo più modesto, tra il 2% e il 3%.

In apparente controtendenza le rinnovabili, che vedrebbero un aumento della domanda di poco inferiore all’1% rispetto ai livelli del 2019.

Da notare che il concomitante calo della domanda e il persistere di corsie preferenziali per la produzione rinnovabile immessa in rete avvantaggiano quest’ultima rispetto alle altre fonti.

Tuttavia, la sofferenza del settore delle rinnovabili si fa palese per quanto riguarda l’aggiunta di nuova capacità. Il Renewable Energy Market Update ha rivisto infatti al ribasso le previsioni di crescita per il 2020 e il 2021. L’agenzia prevede per l’anno in corso un taglio del 13% sulla crescita delle rinnovabili rispetto ai valori del 2019, con un ritorno ai livelli del 2019 nel 2021. Sul biennio, questo equivarrebbe ad una crescita del 10% inferiore rispetto alle previsioni rilasciate lo scorso ottobre.

A soffrire di più sarebbe il fotovoltaico diffuso, con una crescita tagliata di quasi il 15%, seguito da eolico e grandi impianti fotovoltaici, la cui crescita si ridurrebbe del 7% circa. Europa e India vedrebbero i tagli maggiori, con la Cina ancora saldamente in testa alla classifica di nuova capacità installata.

Un calo marcato – pari a circa il 13% – è atteso anche nella produzione di biocarburanti, con l’etanolo che dovrebbe sfiorare un taglio del 15%.

E’ ancora presto invece per delineare effetti di medio-lungo termine su nuovi progetti di capacità nucleare. Il lockdown ha sicuramente ritardato, in alcuni casi di mesi, le tabelle di marcia di nuovi reattori in costruzione, come Hinkley Point C nel Regno Unito e Vogtle 3 e 4 negli Stati Uniti, ma al momento non si prevede nessuna sospensione di progetti in corso.