Il nucleare in Italia ci sarà! Stefano Monti intervistato da Chiara Volontè per Industria Italiana.

Al di là delle tecnicalità e tempistiche politico-regolamentari, è chiaro che in un modo o nell’altro la rivoluzione industriale nucleare arriverà. Enel, Leonardo e Newcleo guidano il rilancio, ma senza infrastrutture adeguate e un chiaro piano finanziario l’Italia rischia. Gli scenari possibili, le tecnologie (non solo Small modular reactor) e le opportunità industriali

Stefano Monti (AIN): “Ridurre la discussione sul nucleare a una mera contrapposizione tra Small Modular Reactor (Smr) e reattori di terza generazione sarebbe un errore”.

Stefano Monti (AIN): “Il nucleare è per sua natura un settore che si fonda su collaborazione internazionale, economie di scala e standard di sicurezza globali. Per questo, la nostra prospettiva è perlomeno europea. Un’industria nucleare competitiva non può basarsi esclusivamente sul mercato italiano: servono una visione sovranazionale e una strategia industriale condivisa“.

Stefano Monti (AIN): “Il decreto recentemente approvato dal Governo è un passo importante perché getta le basi legislative per il ritorno del nucleare in Italia. Ci aspettiamo che la legge delega al Governo venga approvata rapidamente dal Parlamento per poi procedere alla emanazione dei Decreti applicativi previsti dallo stesso ddl. Ain ha partecipato alla Piattaforma Nazionale per il Nucleare Sostenibile, fornendo un contributo fondamentale nella definizione degli aspetti tecnologici, di scenario, regolatori e di comunicazione al grande pubblico. Tuttavia, dobbiamo stare attenti a non trasformare il dibattito in una sterile discussione sulle sole tecnologie di riferimento. Il decreto non si concentra sugli Smr o sugli Amr, ma fa riferimento in generale ai reattori avanzati di ultima generazione, garantendo una neutralità tecnologica che è fondamentale per poter scegliere le soluzioni migliori nel momento opportuno.”

Stefano Monti (AIN): “Se il Parlamento approverà rapidamente la legge delega e se i decreti applicativi verranno promulgati entro i 12 mesi successivi come previsto dal ddl, si potrà procedere speditamente al rafforzamento delle infrastrutture di base, e potremmo così avere reattori operativi nei prossimi 8-10 anni. La prima cosa da fare è costruire un sistema regolatorio solido, potenziare l’autorità di sicurezza (attuale ISIN, ndr) con risorse quantitativamente e qualitativamente adeguate, creare le condizioni industriali e tecnologiche per avviare il programma. La comunicazione scientificamente corretta è altrettanto essenziale: bisogna spiegare ai cittadini perché il nucleare è una scelta strategica, non una questione ideologica. Senza un consenso informato, non si può pensare di procedere. Paesi come gli Emirati Arabi Uniti hanno connesso in rete quattro grandi reattori in dieci anni, partendo da zero. Noi abbiamo competenze rilevanti e industrie pronte, ma il tempo stringe. Dobbiamo agire subito.”

Stefano Monti (AIN): ” Come per tutte le tecnologie industriali, c’è uno sviluppo e un miglioramento continuo anche nel settore nucleare. E come per tutte le tecnologie industriali, occorrerà scegliere la tecnologia disponibile più adatta all’Italia nel momento in cui saremo pronti per questa scelta. Gli Smr evolutivi, basati su tecnologie raffreddate ad acqua già esistenti, sono vicini alla maturità e potrebbero essere una soluzione disponibile anche in occidente in tempi brevi (come lo è già in Russia e in Cina). Gli Smr innovativi, invece, necessitano ancora di ricerca, sviluppo e sperimentazione. La questione che si pone oggi per l’Italia non è tanto la tecnologia, ma le condizioni di contesto: il nucleare non è un iPhone, non si cambia modello ogni anno. Bisogna prima di tutto creare le infrastrutture di base, prime fra tutte le competenze nei vari settori ed il quadro normativo, affinché qualsiasi tecnologia nucleare possa essere implementata in Italia nei tempi sopra menzionati.”

Stefano Monti (AIN): “Alcuni paesi come Russia e Cina hanno già reattori SMR di tipo evolutivo in esercizio o in fase avanzata di costruzione. Tuttavia, nel mondo occidentale, il processo di certificazione licensing è ancora in corso. Ad esempio, in America ed in Europa diversi Smr evolutivi sono in fase di progettazione avanzata, ma serviranno alcuni anni prima di vederli operativi su larga scala”.

Stefano Monti (AIN): “Per scelte politiche poco lungimiranti, il mondo occidentale ha diminuito grandemente il supporto, e dunque rallentato lo sviluppo, del nucleare, favorendo quasi esclusivamente le energie rinnovabili. Questo ha portato a una perdita di competenze e infrastrutture e ad un depauperamento della supply chain, mentre altri paesi, come Cina, Russia e India, hanno continuato a investire nel settore in maniera costante. Oggi ci rendiamo conto dell’errore e stiamo cercando di rimediare, accelerando in particolare lo sviluppo dei reattori evolutivi e innovativi, inclusi di tipo SMR“.

Stefano Monti (AIN): “A livello Ocse, tutti i Paesi stanno cercando di colmare il ritardo nei vari settori. Tredici paesi europei hanno annunciato nuove realizzazioni nei prossimi anni, sia di reattori avanzati di grande taglia sia di SMR. La Germania, che aveva chiuso con il nucleare, sta riaprendo proprio in questi giorni il dibattito. Anche la Commissione Europea, spinta dagli stati membri sempre più interessati alla ripartenza del nucleare, sta lavorando per riportare il nucleare avanzato tra le fonti energetiche strategiche. Un esempio concreto è la European Smr Industrial Alliance, che coinvolge 337 organizzazioni europee, di cui 50 italiane. L’obiettivo è avere il primo reattore SMR evolutivo operativo entro il 2030. È un processo che richiede investimenti e una forte e costante volontà politica, ma è l’unica strada per ridare competitività all’industria nucleare occidentale nel mercato globale”.

Stefano Monti (AIN): “L’industria italiana ha una tradizione d’eccellenza nella filiera del nucleare, ma va potenziata. Quando parlo di eccellenza, non mi riferisco solo alle ben note Ansaldo Nucleare, Enel, Newcleo di cui spesso parla nei media. Le faccio un eempio concreto e significativo. L’altro giorno sono stato alla Walter Tosto di Ortona, una delle realtà più importanti per la realizzazione di grandi componenti anche per l’industria nucleare, e ho visto dal vivo uno dei 9 settori della vacuum vessel del reattore a fusione Iter in via di realizzazione presso il sito francese di Cadarache. Un componente tecnologicamente avanzatissimo alla frontiera della tecnologia nucleare, che dimostra il valore mondiale della nostra industria. Noi siamo stati più bravi dei coreani, che in quel progetto hanno pure provocato ritardi. Come dicevo di realtà industriali paragonabili, nel loro settore, a Walter Tosto in Italia ne abbiamo a decine. Questo dimostra che le aziende italiane possono giocare un ruolo chiave nel nucleare, non solo a livello nazionale, ma anche internazionale”.

Stefano Monti (AIN): ” Oggi abbiamo 60-70 aziende italiane che operano ai massimi livelli nel settore nucleare mondiale, soprattutto all’estero. Ma la filiera potrebbe essere molto più ampia: ai tempi del progetto EPR pre-2011, Confindustria stimava che circa 400 aziende italiane avrebbero potuto lavorare nel settore. Ora, con il nuovo piano nucleare, molte aziende si stanno avvicinando alla AIN, interessate a capire come entrare nella filiera. E non si tratta solo di grandi gruppi come ad esempio Ansaldo Nucleare: anche un’operazione apparentemente semplice come una saldatura richiede operatori certificati per il nucleare, con competenze e controlli specifici. La formazione è quindi un elemento chiave per ampliare la capacità produttiva del settore”.

Stefano Monti (AIN): “Se non hai un’autorità di sicurezza nucleare adeguata, con personale qualificato e risorse sufficienti, il progetto rischia di bloccarsi. È uno dei motivi per cui progetti come l’EPR a Flamanville in Francia hanno accumulato anni di ritardo, con rilevanti extra costi per l’utility. In Italia, attualmente, abbiamo un Ispettorato, ma non una vera Autorità di Sicurezza. Il decreto del Governo prevede di elevare questo organismo a un’autorità con pieni poteri di licensing, ed è un passaggio essenziale. Anche la comunicazione è cruciale: il pubblico deve capire perché il nucleare è necessario e come può essere realizzato in sicurezza. Non basta dire ‘costruiamo una centrale’, serve un piano serio di formazione, regolamentazione e comunicazione“.

Stefano Monti (AIN): “Il quadro regolatorio italiano necessita di un rafforzamento significativo che deve fare necessariamente riferimento agli standard internazionali ed europei. Al momento, non abbiamo una vera Autorità di Sicurezza Nucleare, ma solo un Ispettorato, che non ha le risorse adeguate per gestire un programma nucleare di nuova generazione. Il decreto del Governo prevede di trasformare l’Ispettorato in una vera autorità, con il mandato di occuparsi delle certificazioni (licensing) e della supervisione degli impianti. Questo richiede un investimento in competenze e risorse finanziarie, perché non si può improvvisare: servono esperti qualificati, formazione continua e una chiara strategia operativa. Serviranno alcuni anni, perché bisogna assumere giovani ingegneri, formarli e farli lavorare con esperti internazionali. L’esperienza non si crea in pochi mesi: dobbiamo mandare tecnici all’estero, in paesi che non hanno mai smesso di fare nucleare, per imparare da chi ha mantenuto le competenze. È un percorso che va affrontato con serietà, perché senza un’autorità forte ed efficiente, qualsiasi piano nucleare rischia di restare solo sulla carta”.

Stefano Monti (AIN): “Il problema della comunicazione è che per troppi anni il nucleare è stato raccontato in modo approssimativo e scorretto, quasi fosse un tema ideologico e non un’opzione tecnologica. L’energia è un sistema complesso, e pensare di risolvere tutto con fotovoltaico ed eolico è una semplificazione fuorviante. Le rinnovabili sono fondamentali, ma hanno dei limiti: sono intermittenti, occupano grandi superfici di territorio, la loro penetrazione aumenta notevolmente la instabilità delle rete ed i costi di sistema che possono diventare paragonabili a quelli di sola produzione (cosidetto LCOE, Livelized Cost of Electricity). Oggi, il sistema energetico italiano dipende ancora dal gas per garantire la stabilità della rete. Il problema è che il gas è climalterante e soggetto a forti oscillazioni di prezzo, che mettono a rischio la competitività industriale del paese. L’energia nucleare, invece, offre una produzione di qualsiasi vettore energetico (elettricità, calore, idrogeno,…) in grandi quatità, stabile, programmabile e con emissioni di CO2 virtualmente nulle. È questo che dobbiamo spiegare al pubblico”.

Stefano Monti (AIN): “In conclusione, i prossimi passi importanti saranno: Primoapprovare rapidamente il decreto delega ed i relativi decreti applicativi. Secondopotenziare l’Autorità di Sicurezza nucleare per renderla operativa in tempi brevi. Terzocreare un sistema di formazione per il personale tecnico e ingegneristico. Quarto avviare da subito un programma di comunicazione capillare a partire dalle scuole fino ad arrivare al grande pubblico e alle popolazioni interessate. E questi quattro punti dovrebbero essere portati avanti da subito e in parallelo. Senza queste basi, discutere di tecnologie è prematuro. La Newco tra Enel, Ansaldo e Leonardo sarà fondamentale per la selezione delle tecnologie, ma deve avere un quadro stabile su cui lavorare. Se il governo, le istituzioni e l’industria seguiranno questo percorso, potremo vedere il nucleare ripartire in Italia in modo serio e concreto nei prossimi anni.

Per l’intervista completa : https://www.industriaitaliana.it/nuclerare-energia-ain-smr-fusione/

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