NuScale ha recentemente reso noto che i suoi reattori modulari, che dovrebbero essere in commercio a partire dal 2030, avranno una potenza di 77 MWe, ovvero il 25% in più rispetto al design iniziale.
Tale risultato è stato ottenuto grazie a strumenti di modellistica avanzata che riflettono la minor necessità di manovrabilità termica degli impianti in caso di utilizzo per la produzione di carico di base. In sostanza, se i moduli sono utilizzati con continuità, al pari delle centrali convenzionali, la loro efficienza e dunque la potenza erogata da ogni singolo modulo è maggiore.
Le conseguenze sono molteplici: dal punto di vista della taglia, una centrale NuScale a 12 moduli avrà una potenza complessiva di 924 MWe, potendo dunque competere con i “grandi” reattori convenzionali sullo stesso mercato. Inoltre, il costo capitale di un impianto cala da 3600 a 2850 $/kw, rendendo la soluzione NuScale più competitiva nei confronti di altre fonti energetiche.
Infine, la maggior potenza del singolo modulo apre l’orizzonte a taglie intermedie (4 e 6 moduli da 308 e 462 MWe rispettivamente), quindi allargando le prospettive di inserimento nel mercato.
Due anni fa la compagnia aveva già corretto al rialzo la stima della potenza dei propri moduli, da 50 a 60 MWe.
L’annuncio della migliorata efficienza dei moduli, e quindi dei costi inferiori, potrebbe dare ossigeno al progetto commerciale pilota della compagnia, ovvero la centrale che dovrebbe sorgere nell’Idaho, il cui avvio stimato è stato rinviato dal 2027 al 2030 e che ha visto crescente contrarietà e defezioni tra le utilities parte del consorzio, allarmate dall’incertezza sui costi.