Il tokamak più potente del mondo, JT-60SA, è stato completato dopo dodici anni di collaborazione tra Europa e Giappone. Sviluppato nel contesto del Broader Approach Agreement e funzionale allo sviluppo di ITER, JT-60SA sarà in grado infatti di raggiungere temperature di 200 milioni di gradi, prossime appunto a quelle attese per il progetto ITER.
La prima componente, il criostato, fu posata nel 2013 e da allora la costruzione è proseguita riutilizzando molte componenti del precedente esperimento JT-60U, consentendo di ultimare il progetto a costi normali.
Alla realizzazione del JT-60SA ha contribuito anche ENEA che è stata responsabile di 9 delle 18 bobine, delle casse di contenimento delle stesse e delle alimentazioni elettriche del sistema magnetico.
Secondo Enrico Di Pietro, Programme Manager di Fusion for Energy, il progetto JT-60SA ha centrato le aspettative, essendo un tokamak capace di parametri di plasma molto ambiziosi e al contempo dai costi contenuti rispetto ad altri tokamak.
L’esperimento, una volta operativo, costituirà un vero e proprio banco di prova per ITER, condividendo con quest’ultimo molte caratteristiche progettuali.