Esattamente ottant’anni fa, il Mondo viveva una delle pagine più buie della sua storia recente.
A Hiroshima, il 6 agosto del 1945 per la prima volta l’energia nucleare veniva impiegata per distruggere, non per servire persone e imprese. Un evento bellico discutibile sotto molti punti di vista, che ha drammaticamente cancellato in pochi istanti decine di migliaia di vite e condannato generazioni a convivere con le conseguenze della radioattività.
Tutte le tecnologie – tutte, nessuna esclusa – possono essere utilizzate a fin di bene o in modo disumano. Dalle biotecnologie, utilizzate per sviluppare nuovi vaccini oppure virus letali, agli aerei, per trasportare viveri a Gaza o per abbattere le Torri Gemelle.
Il nucleare non fa eccezione. È una tecnologia dalle caratteristiche uniche ed estreme, pertanto richiede estrema responsabilità, vigilanza, etica. Purtroppo, nel 1945 fu usata dagli Stati Uniti per fini distruttivi, in una delle azioni più aberranti e disumane che si siano mai sperimentate.
Oggi, il nostro compito è ricordare al Mondo la propria umanità, smarrita molti decenni or sono, e prendere posizione perché ciò non si ripeta.
La comunità internazionale, inclusi i paesi – quali l’Italia – che sostengono l’uso pacifico dell’energia e delle tecnologie nucleari, deve pronunciare un no chiaro, netto, senza se e senza ma all’impiego dell’energia nucleare per fini militari.
È impressionante la potenzialità distruttiva insita negli arsenali nucleari di alcuni paesi.
In risposta, nel passato recente programmi quali “Megaton to Megawatt”, frutto di accordi tra le due maggiori potenze nucleari, hanno permesso di trasformare il materiale fissile proveniente da ordigni smantellati in combustibile per produrre energia elettrica.
Quell’iniziativa è stata un esempio straordinario di come il potenziale distruttivo possa diventare risorsa. Di come la guerra possa lasciare spazio alla pace e alla vita. Di come la tecnologia, anche la più pericolosa, possa essere piegata al bene comune.
Ad oggi, quello è l’unico modo che conosciamo per distruggere davvero una testata nucleare: convertirla in energia per ospedali, scuole, case.
Hiroshima ci ha mostrato l’abisso. Il nucleare civile ci mostra convivenza pacifica e prosperità: dai radioisotopi che contribuiscono a salvare vite umane nella medicina nucleare, agli impieghi degli stessi in agricoltura e nelle tecniche ambientali, alla risposta a una delle necessità primarie delle popolazioni, l’energia.
In tutto questo, vogliamo ricordare Enrico Fermi, genio italiano e fondatore del nucleare civile, che al di là dei tempi bui della guerra mondiale, si adoperò per trasformare il potenziale di questa scoperta in un beneficio per l’umanità.
Redazione AIN