Ciao Carlo.
Carlo era speciale per me.
Fui eletto, dopo anni di attività in Ansaldo Nucleare, segretario della Associazione Italiana Nucleare. Era il 2010. In Italia si riaccendeva la speranza di riavviare un programma nucleare. Mi trovavo a dirigere un luogo prestigioso, carico di storia industriale e scientifica italiana.
L’AIN raccoglieva i prestigiosi superstiti di un’eccellenza italiana, forse la più importante della nostra storia moderna, quella che con Enrico Fermi aveva posto la scienza e la fisica nucleare italiana al livello dei grandi maestri del Novecento. E che con Edoardo Amaldi e Felice Ippolito aveva fatto dell’Italia una potenza, la terza al mondo, nell’ energia e nella ricerca nucleare.
Senza quegli italiani, ad esempio, il Cern non esisterebbe. Al tavolo dell’AIN e nella battaglia per la rinascita italiana nel nucleare civile, dopo lo scempio del referendum del 1987, “ritrovai” Carlo Bernardini. Con Angelo Ricci, altra grande figura di maestro, era il decano della grande fisica italiana. Per me Carlo Bernardini, a quei tavoli dell’Associazione Italiana Nucleare, era una cosa speciale.
Lo avevo già incontrato. Addirittura 30 anni prima. Lui era, da tempo con Franco Pacini, Margherita Hack, Angelo Ricci, il più grande fisico italiano. Ma per me fu un reincontro. Avevo 20 anni o poco più quando, giovanissimo dirigente comunista, assistevo abbagliato a quegli autentici simposi scientifici che erano le riunioni del Pci. Carlo, senatore indipendente del Pci, era in quella autentica galleria di eccellenze della cultura. Tra i più attivi. Con un altro monumento della cultura italiana, Lucio Lombardo Radice si dedico’ alla battaglia per la scuola e l’Università.
Per anni diresse “Riforma della Scuola”, la rivista più nota della pedagogia italiana degli anni della modernizzazione italiana. Dopo Fermi ed Amaldi, Bernardini e’ stato il fisico italiano che ha posto il suo imprinting sulle realizzazioni della fisica europea. Realizzo’ all’INFN di Frascati il primo sincrotone italiano, l’acceleratore di particelle che è oggi ( con l’LHC del Cern) la tecnologia che ci sta schiudendo le meraviglie nascoste della materia. Fu un divulgatore meraviglioso. Anzitutto del rapporto intricante della fisica con la cultura e la pedagogia.
Ho vissuto con lui la sua ultima battaglia: quella della difesa, nel referendum del 2011, dell’energia nucleare. Ricordo l’amarezza di Carlo e la sorpresa, lui uomo di antica militanza, per le posizioni antinucleari del Pd: un vero sconcerto e disappunto per lui. Carlo considerava, a ragione, l’atteggiamento sul nucleare la manifestazione di quello che lui, pedagogista illuminista e progressista, aveva combattuto tutta la vita: l’oscurantismo, il cedimento della ragione alla notte dell’irrazionalità e del pessimismo.
Come era deluso il povero Carlo per quello che la sua sinistra era diventata: sul nucleare, sulle irragionevoli posizioni sull’ambiente, l’industria, la scienza. Da un po’ di tempo non lo vedevo. Quasi centenario si era, ovviamente, ritirato a riposare di più. Peccato.
Credo che, vista la barbarie del nuovo populismo, lo avrei trovato ancora più arrabbiato verso quella sinistra che, credendo di rinnovarsi, ha ceduto al pessimismo della ragione anticipando le brutture del nuovo populismo.
Ciao Carlo, indimenticabile maestro.
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In ricordo del caro Professore, riportiamo qui il suo intervento alla Giornata AIN per i cento anni dalla nascita di Felice Ippolito.