Uno studio prodotto dall’Ufficio Parlamentare Francese per la Valutazione Scientifica e Tecnologica (OPECST) ha messo in risalto l’imprescindibilità della fonte nucleare al fine di realizzare gli obiettivi di produzione di idrogeno dichiarati a livello europeo e mondiale.
L’idrogeno è infatti prevalentemente prodotto tramite elettrolisi utilizzando ingenti quantitativi di elettricità. Affinché la produzione di questo vettore di energia possa contribuire positivamente agli sforzi di decarbonizzazione del sistema energetico, è ovviamente necessario che lo stesso sia prodotto da fonti a basse emissioni, rinnovabili (cosiddetto idrogeno verde) o nucleare (idrogeno giallo, o viola come altre volte è definito).
La scelta tecnologica non è però indifferente per quanto concerne i costi e neppure per quanto riguarda l’impatto ambientale, come il consumo del suolo.
Il rapporto infatti stima che la produzione di idrogeno da fonte rinnvabile intermittente (solare o eolico) costerebbe quattro volte la produzione di idrogeno tramite Small Modular Reactors.
L’elevato investimento iniziale costituito dalle celle elettrolitiche richiede infatti una loro operatività annua minima di 5000 ore al fine di renderle profittevoli, con un valore ottimale di 8000 ore annue. Questo fattore di capacità è raggiungibile, tra le fonti a basse emissioni, solo dal nucleare e dall’idroelettrico, mentre solare ed eolico si fermano ben sotto la soglia (2000-4000 ore annue).
Per quanto riguarda il consumo del suolo, l’obiettivo europeo al 2030 di installare una capacità di produzione a celle elettrolitiche pari a 40 GW (10 milioni di tonnellate di idrogeno) richiederebbe 150 mila turbine eoliche o 80 mila chilometri quadrati di pannelli solari (grossomodo la superficie dell’intera Austria).
A livello globale, produrre 70 milioni di tonnellate di idrogeno richiederebbe 560 mila chilometri quadrati di pannelli solari, o 400 GW di nuovi reattori nucleare (con un consumo del suolo mille volte inferiore).
Ovviamente, dato l’orientamento delle politiche energetiche attuali a livello mondiale e il trend dell’industria nucleare, il rapporto sottolinea come 400 GW di nuova capacità nucleare siano un “libro dei sogni”. La sola Francia necessiterebbe di 4 centrali nucleari dedicate esclusivamente alla produzione di idrogeno.
Dal rapporto emerge comunque il dato, già sollevato da diversi commentatori, che le implicazioni della diffusione di un’economia all’idrogeno solo da fonti rinnovabili non sono per nulla chiare né dal punto di vista economico né della sostenibilità ambientale, e che servirebbe molta più cautela nel proporre scenari che escludano a priori l’uso della fonte nucleare o delle fonti fossili con modalità di sequestro dell’anidride carbonica.