L’Estonia è attualmente il Paese con la produzione elettrica a maggiore intensità di carbonio d’Europa, con il carbone che solitamente copre circa due terzi dei consumi.
Naturale dunque che guardi al nucleare come possibile via per la decarbonizzazione del settore energetico.
Fermi Energia, una società estone fondata da professionisti dell’energia e del nucleare, ha dunque lanciato nel 2019 uno studio di fattibilità per l’impiego nel Paese dei piccoli reattori modulari (SMR), con l’obiettivo di avviarne lo sviluppo a partire dal 2030.
Nel contempo, Fermi Energia ha iniziato a vagliare le possibilità tecnologiche di gestione dei rifiuti nucleari che meglio si adattino ad una flotta di SMR.
Il combustibile esausto delle centrali nucleari, essendo un rifiuto ad alta attività e a lunga emivita, deve essere definitivamente stoccato in un deposito geologico di profondità, dove possa permanere, sotto controllo ma indisturbato, per il tempo necessario – decine di migliaia di anni – alla riduzione della sua attività.
Tuttavia, pochi Paesi hanno fino ad ora intrapreso la costruzione di questo tipo di deposito, dati i costi ingenti e le lunghe procedure di localizzazione e costruzione.
Per questo motivo, Fermi Energia guarda ad una modalità di stoccaggio alternativa proposta dalla società californiana Deep Isolation.
L’idea consiste nell’applicazione di tecnologie di trivellazione orizzontale profonda, già utilizzate nel campo degli idrocarburi non convenzionali (fracking), per stoccare i canestri dei rifiuti nucleari a profondità di circa 1500 metri, in opportune formazioni geologiche impermeabili e facilmente fratturabili (scisti argillosi, o shales).
Lo studio promosso a riguardo da Fermi Energia (che sarà presentato online il prossimo 9 febbraio) dimostra che gran parte dell’Estonia ricade su formazioni geologiche adatte a questo tipo di stoccaggio.
I benefici di questa tecnologia sarebbero anche economici, in quanto sia i costi sia i tempi di costruzione sarebbero di molto contenuti rispetto ad un deposito geologico tradizionale. Ad esempio, se gli scavi di un deposito geologico possono richiedere decenni, la perforazione di un pozzo di profondità richiede settimane.
La sicurezza inoltre sarebbe accentuata dal fatto che i rifiuti risiederebbero ad una profondità maggiore rispetto al deposito geologico convenzionale (1550 contro 500 metri).
Anche in questo caso i canestri che contengono i rifiuti sarebbero accessibili per un certo periodo di tempo, potendo essere recuperati in superficie per controlli.
Nel gennaio 2019, Deep Isolation ha effettuato una dimostrazione pilota di questa tecnologia, spedendo a 600 metri di profondità e successivamente recuperando un fac-simile di canestro.